Nel 2004 ci buttò fuori dagli Europei portoghesi grazie a un «biscotto» con la Svezia: a 13 anni di distanza la Danimarca si fa perdonare vincendo contro la Repubblica Ceca e regalando le semifinali sia a noi che alla Germania. Lo stellone azzurro ha vegliato sull'under 21, che adesso dovrà vedersela con la favoritissima Spagna ma centra l'obiettivo minimo fissato dalla federazione e soprattutto evita un'eliminazione prematura che ne avrebbe sancito il fallimento.
Gli azzurrini hanno avuto merito e fortuna: merito perché finalmente, nell'occasione più importante, hanno messo in campo quella determinazione che Di Biagio aveva chiesto alla vigilia e che era mancata nelle prime due partite; fortuna perché un simile regalo da parte dei danesi non era pronosticabile e perché questo regalo ha finito per fare anche il gioco della Germania, che da metà del secondo tempo in poi ha dato l'impressione di accontentarsi della sconfitta di misura per evitare l'accoppiamento con la Spagna nelle semifinali.
Comunque sia, per noi è una notte dolce e dopo le critiche è anche il momento di dispensare qualche elogio. A cominciare da Di Biagio, che lascia fuori Petagna, inserisce dal 1' Chiesa e accentra Bernardeschi. E poi al giocatore della Fiorentina, che da centravanti di manovra dimostra di trovarsi molto più a suo agio da centravanti: sfrutta il fisico, la visione di gioco e il tiro, e allo stesso tempo evita gli uno contro uno negli spazi stretti in cui è penalizzato dalla sua stazza.
Che la serata fosse nata sotto una buona stella lo si capisce già al 6', quando un gol di Kempf (incornata da calcio di punizione) viene annullato per un fuorigioco che non sembra esserci. Ma la fortuna aiuta gli audaci e gli azzurrini finalmente osano. Scampato il pericolo prendono il comando delle operazioni, sfiorano il gol al 26' con una gran punizione di Bernardeschi e lo trovano quattro minuti dopo sempre grazie al numero 10: Pellegrini recupera palla in tackle sulla trequarti tedesca, Chiesa serve l'assist e la conclusione a tu per tu con Pollersbeck è un gioco da ragazzi.
Altra sliding door: andando a recuperare il pallone in fondo al sacco Berardi spintona un avversario e si becca un'ammonizione che gli farà saltare la semifinale (così come Conti poco dopo). Un arbitro più severo lo avrebbe espulso come diverse volte gli è capitato, da questo punto di vista il talento del Sassuolo non fa progressi e sarà il caso che prima o poi inizi.
La Germania reagisce ma non troppo, nel finale di tempo preme senza creare vere occasioni da gol. Il problema è che nella ripresa l'Italia si accontenta delle notizie che arrivano da Tychy e si prende un bel rischio gestendo il risultato senza cercare di arrotondarlo. Nel giro di pochi minuti arrivano sia la notizia del 2-2 della Repubblica Ceca che la prima vera occasione per i tedeschi (un sinistro dal limite di Selke) e la paura cresce.
Poi però la Danimarca torna in vantaggio e a questo punto anche la Germania fa la sua scelta. Più che nel temuto assedio gli ultimi minuti si trasformano in una partita a scacchi, coi tedeschi che attaccano senza scoprirsi e i nostri che cercano di rallentare il più possibile il gioco.
L'ultima emozione è per un'occasionissima di Conti che però era in fuorigioco: eravamo ancora al 79'. Poi, dopo altri 11 minuti più 3 di recupero è tempo di abbracciarsi. L'abbiamo scampata bella, e da adesso in avanti abbiamo tutto da guadagnare.
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