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Miracolo a... Milano. Se Conte impara da Pioli a comandare col fioretto

Antonio e il profilo basso: "I torti arbitrali? Parli la società. Mercato? Contento di chi ho"

Miracolo a... Milano. Se Conte impara da Pioli a comandare col fioretto

Sarà sempre perché gli opposti si attraggono, ma qui c'è di mezzo una metamorfosi unilaterale. Chi l'avrebbe mai detto, Antonio Conte si guarda allo specchio e scopre un volto nuovo, una gestione pacata, senza isterismi, dove i giocatori vanno difesi a spada tratta e la dirigenza non va mai additata. Sembrano quasi le sembianze di Stefano Pioli, il "normalizzatore" diventato profeta, sbarcato al Milan già con le ore contate e, almeno in principio, distante anni luce dal focoso collega interista. I nuovi comandamenti sposati da Conte hanno finito per dirottarli sullo stesso piano, il patto di Villa Bellini in casa nerazzurra non avrà condotto a uno shopping sfrenato durante l'ultima sessione di calciomercato, ma ha sradicato quel fare pungente, quasi scontroso, dalle abitudini di chi appena un anno fa (era il 5 novembre 2019, quarta giornata dei gironi di Champions) si sfogava così: «Guardate i limiti della rosa, si poteva programmare tutto molto meglio. Cosa posso chiedere di più a Barella e Sensi?». Sarà uno scherzo del destino, ma appena un mese prima il Milan aveva ufficializzato Pioli al posto dell'esonerato Giampaolo, affidandogli una panchina a orologeria, senza neppure uno squillo di tromba e alla lunga con l'ombra avvolgente di Ralf Rangnick. L'allenatore rossonero non ha mai alzato la voce, ha preferito le posizioni concilianti ai pugni battuti sul tavolo, forte anche di una corazza impermeabile, omologata in passato con presidenti ruvidi come Zamparini e Lotito. Adesso quello stesso Milan viaggia spedito, ma questo non cambia l'approccio di una virgola e dopo il primato in campionato una frase ha reso l'idea più di tutte le altre: «Non fa nessun effetto essere in testa». Nessun proclama, anche se i risultati sono sotto gli occhi di tutti e in caso di colpaccio a Udine Pioli eguaglierebbe colleghi del calibro di Ancelotti e Capello, gli unici (nell'era dei tre punti) a vincere cinque delle prime sei gare stagionali in A con il Diavolo.

Antonio Conte sembra aver intrapreso la stessa filosofia, forse sotto quella cenere c'è un vulcano pronto a eruttare, ma adesso la strada maestra è quella dell'armonia, come emerso anche alla vigilia della sfida contro il Parma: «Sono contento di chi ho a disposizione, non bisogna pensare già al mercato di gennaio. Ho chiesto dei supplementi a tutti i miei giocatori, saremo pronti nonostante defezioni importanti, come quella di Lukaku. Speriamo di riaverlo presto, l'importante è non prendere decisioni sbagliate. Abbiamo già visto quanto possono essere deleterie con il caso di Sanchez». Nemmeno un argomento come i torti arbitrali lo ha fatto tracimare: «Non ho mai commentato nulla a proposito perché le valutazioni vanno fatte nelle sedi opportune. Io penso al campo e alla squadra, sul resto è meglio che sia la società ad esporsi».

Eccolo servito, il nuovo Antonio Conte.

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