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Monz...A!!! La storia infinita di due amici pazzi di calcio

Quando Berlusconi disse a Galliani: "Vendono il club? Vai e fai". E adesso la storica promozione è realtà

Monz...A!!! La storia infinita di due amici pazzi di calcio

«Era sicuramente un giovedì». Controllare per credere. Era sicuramente un giovedì quel 1 novembre del 1979 quando Adriano Galliani, giovane e rampante manager dell'Elettronica industriale (in quella stessa palazzina a Lissone oggi c'è la Var room della Lega di serie A, ndr), bussò per la prima volta ai cancelli di villa San Martino di Arcore. Era stato invitato da Silvio Berlusconi e ne ignorava i motivi non avendolo mai incrociato. Trovò nel salone centrale anche Fedele Confalonieri ad accoglierlo. «Abbiamo bisogno di ripetitori su tutto il territorio per poter trasmettere in diretta i programmi della nostra tv: lei è in grado di realizzare l'opera?» chiese diretto quello che sarebbe poi diventato Sua Emittenza. I due si accordarono velocemente, Berlusconi divenne socio al 50% di Galliani il quale tenne a mettere in chiaro una sola condizione. «Dottore, io lavorerò tutti i giorni della settimana per realizzare l'impresa ma la domenica sarò irreperibile, è un giorno consacrato al mio Monza calcio» spiegò per mettere in chiaro la passione che l'avrebbe poi divorato, lanciato sul palcoscenico europeo e associato agli strepitosi successi del Milan.

Cominciò così la straordinaria storia di questa specialissima coppia di uomini, diventati più che amici, soci prima, poi sodali e infine complici, capaci, con gli anni passati insieme attraverso mille avventure e cento conquiste, di mettere su - come si dice dalle loro parti - una ditta inimitabile. È sicuramente un altro giorno (gennaio 1986) scolpito nella memoria collettiva quello scandito dal ritorno in aereo da Saint Moritz, quando maturò il convincimento di salvare il Milan di Farina dal fallimento e dare vita alla più grande cavalcata calcistica dell'era moderna, durata la bellezza di 31 anni scandita da trionfi in giro per il mondo. E fu sempre grazie a quella famosa clausola del 1979 che Berlusconi designò al volo Adriano Galliani ad rossonero affidandogli il compito di scegliere il primo collaboratore, Ariedo Braida, quale ds, in passato centravanti del Monza, per dare vita a un altro capitolo di grande successo.

Era invece forse un lunedì, questa volta dell'agosto del 2018, quando Adriano Galliani, sempre ad Arcore, sussurrò all'orecchio di Silvio Berlusconi l'ultima notizia: «Mi hanno appena riferito che la famiglia Colombo vorrebbe cedere il Monza calcio». Non ebbe il tempo di concludere la frase. «Adriano, vai e fai» fu la risposta mentre qualche maturo manager Fininvest cominciava a passare nervosamente le mani tra i rari capelli immaginando il nuovo dossier calcistico e la borsa da aprire. Era certamente il 1 luglio del 1979, una domenica bolognese particolarmente afosa, quando il Monza di quell'epoca, con Adriano Galliani vice-presidente, sfiorò la storica promozione perdendo lo spareggio per la serie A con il Pescara di Angelillo e Malatrasi, due vecchie glorie del calcio milanese, 2 a 0, gol di Pavone più un'autorete, e tutti a casa col magone. Era il Borussia della Brianza, quello. «Da 43 anni aspettiamo il nostro giorno» è la preghiera quotidiana rivolta da Dario Allevi, Forza Italia, sindaco di Monza, amico personale di Silvio Berlusconi e Adriano Galliani, una presenza fissa sulle tribune dell'UPower stadium dal settembre di quattro anni prima, 2018, quando la famosa coppia decise di riaprire i battenti calcistici partendo dal gradino più basso, la serie C. La spiegazione a sorpresa fu didascalica: «Il presidente Berlusconi abita a 7 chilometri dallo stadio, è un gesto d'amore per il territorio» il racconto alla prima conferenza-stampa organizzata nei saloni della Confindustria.

È stato realizzato un lavoro paziente e certosino, economicamente molto dispendioso, per ripulire il Brianteo mezzo chiuso e abbandonato, far rifiorire i cespugli del Monzello centro di allenamento, e rifornire il gruppo squadra di ogni bonus, acquisti in serie per salire il primo gradino e tentare poi il salto più atteso, fallito l'anno prima al culmine del play off con il Cittadella. Galliani ha dedicato al Monza lo stesso tempo pieno impiegato nel Milan: se ne staccò per qualche settimana, durante il ricovero da covid, e il Monza rimase al buio pagando con una striscia di pessimi risultati. E ieri, dopo aver sprecato il primo match ball a Perugia, ha gioito ed esultato insieme con il presidente del Monza Paolo Berlusconi e l'ad Fininvest Danilo Pellegrino e soprattutto con Silvio Berlusconi e la sua fidanzata Marta arrivati mano nella mano sulle tribune di Pisa. Silvio, Paolo e Adriano ancora insieme come ai vecchi tempi di San Siro, hanno raggiunto un'altra conquista, «sognato altri traguardi suggestivi, immaginato nuove sfide» lasciando risuonare le frasi dedicate a papà Luigi al ritorno del Milan campione del mondo dal trionfo di Tokyo nel dicembre 1989.

Questo è successo ieri notte a Pisa e nel calcio italiano, non un semplice e banale resoconto di una promozione in serie A al culmine di una rincorsa durata 43 anni di una città prosperosa della Lombardia. No.

Questo è l'inizio di un altro capitolo di una storia infinita di una coppia di fuoriclasse ed è l'incredibile conclusione di una stagione che segnala il filo che tiene uniti da una parte lo scudetto fresco del Milan, il trionfo europeo del (Real) Madrid e la promozione storica del Monza, le tre M che hanno rappresentato una fase speciale della carriera berlusconiana.

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