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Molestie e pedofilia. Indagine sui troppi orchi nascosti nello sport

Il dossier della Simonetti ci mette di fronte a una realtà che in molti fanno finta di non vedere

Molestie e pedofilia. Indagine sui troppi orchi nascosti nello sport

Se seguite lo sport forse non è il caso che perdiate del tempo attorno a questo lavoro di Daniela Simonetti, se però lo sport lo amate e volete il suo bene e di chi lo anima, allora non potete esimervi dal farlo.

«Impunità di gregge Sesso, bugie e omertà nel mondo dello sport» non è un libro facile, anche se lo si legge d'un fiato. Lo sport non è tutte rose e fiori, e lo sapevamo. Ma trovarsi per le mani questo dossier fatto di atti cattivi e cattivi pensieri, ci lascia annichiliti. Un libro che ci mette davanti e in fila, uno dopo l'altro, a una realtà scomoda, che molti ancora oggi fanno finta di non vedere.

«Impunità di gregge» è il titolo efficace del saggio-denuncia di Daniela Simonetti (Chiarelettere. Pagine 228. Euro 16,00), che circumnaviga nella Repubblica degli omertosi. Il dossier parte da Larry Nassar, medico della nazionale americana di ginnastica artistica condannato al carcere a vita dopo aver molestato circa cinquecento bambine in tre decenni. Un libro verità, che solleva un velo con dati di fatto. La denuncia è chiara: lo sport può diventare la copertura perfetta per i pedofili come Nassar. E questo problema riguarda tutto il nostro sport, nessuno escluso.

Da noi i casi censiti ed emersi da denunce - avvenute tra il 2014 e il 2019 - sono circa 90. Il triste primato, per ora, spetta al calcio con 21 casi, seguito da equitazione 16 e il volley 13. Oggi quelle Federazioni che sono finite nel cono di luce dello scandalo, a prima vista possono sembrare essere le peggiori, anche se dal libro emerge chiaramente che queste sono in una posizione di avanguardia e di mutazione culturale, rispetto alle tantissime che si trincerano dietro alla teoria «delle quattro mele marce».

È un libro che fa bene leggerlo, anche se fa maledettamente male. È un lavoro doloroso, che andava però fatto e Daniela Simonetti ha questo grande merito.

In Italia sono 4.703.000 gli atleti tesserati delle federazioni sportive nazionali. Le donne sono il 28,2 per cento del totale, gli under 18 il 56,7 per cento.

«Ciononostante non c'è una norma, un codice, un articolo, neanche un comma dedicato alla questione della violenza sessuale e degli abusi», spiega la Simonetti, giornalista professionista all'Ansa, che nel 2019 ha fondato «Il Cavallo Rosa/ChangeTheGame», la prima associazione italiana contro gli abusi sessuali nello sport.

C'è una parte dedicata anche al ciclismo, partita dalla denuncia di Ester Meisels e altre cicliste, le quali seppero denunciare alla commissione etica dell'Uci (Unione Ciclistica Internazionale) molestie e abusi sessuali da parte del loro dirigente Patrick Van Gansen.

L'Uci è tra quelle federazioni mondiali che sono corse prontamente ai ripari, non ha fatto finta di niente, non ha nascosto la polvere sotto il tappeto, ma si è mossa tanto da aggiornare il proprio codice etico a novembre del 2018, con l'obiettivo di proteggere le atlete vittime di molestie e abusi. In Italia il problema nel ciclismo esiste - come abbiamo raccontato nell'estate del 2019 con un'inchiesta a puntate su Il Giornale - ma è altrettanto difficile rompere la cortina di ferro che si è venuta a creare. L'abuso, per dinamiche omertose, viene accostato al doping dall'ex campione olimpico del ciclismo (ad Atlanta '96) Silvio Martinello, il primo a denunciare fatti già nel lontano 2007, e confermati a Il Giornale da un padre coraggioso che ha provato a scardinare il muro del silenzio.

Si parla anche di pallavolo, pianeta femminile per eccellenza, con il 77% di tesserate, atlete a fortissimo rischio per la presenza di allenatori che anche se già condannati per pedofilia hanno continuato impunemente ad allenare. Ben diversa la posizione adottata dal presidente della Fifa Gianni Infantino: «Si tratta di un problema reale che dobbiamo affrontare senza nasconderlo sotto il tappeto. Come ho già proposto a settembre nell'ambito del congresso Fifa, penso che la creazione di un'agenzia internazionale, sul modello di quanto esiste nella lotta al doping, sarebbe molto utile».

Proprio come questo libro.

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