È entrata in modalità mondiale. E' il messaggio social di Tania Cagnotto che ieri è volata a Kazan dove da sabato sarà protagonista ai Mondiali. Sarà nella versione stakanovista, visto che per la prima volta disputerà quattro gare in una rassegna internazionale. Non le era mai capitato perché per la prima volta si tufferà ai Mondiali con un uomo, Maicol Verzotto, nel sincro misto che va ad aggiungersi alle due gare individuali e al sincro con l'inseparabile Francesca Dallapè. E proprio da qui si inizia sabato e l'obiettivo è quello di un podio per prendersi subito il pass di coppia per Rio, mentre quello individuale è già in tasca.
La strada per Rio passa da Kazan. Se Barcellona 2013 le diede la spinta per continuare dopo le due beffe di Londra da questi mondiali cosa si aspetta?
«E' un banco di prova importante spero che mi permetta di fortificare quelle che sono le mie certezze. La confidenza deriva dal riuscire sempre a mantenersi competitivi ad alti livelli».
Quali saranno le avversarie? Teme più le cinesi o le giurie?
«Non temo un avversario in particolare, sono abituata a sfidare prima di tutto me stessa cercando di superare ogni volta i miei limiti».
Sta preparando un tuffo speciale per coronare il sogno olimpico, Kazan sarà l'occasione per testarlo?
«Non ci sarà un tuffo nuovo. Non ne valeva la pena. Mi sono preparata bene e spero che i miei tuffi riescano ad alzare l'asticella di qualche punto».
La tripletta d'oro europea di Rostock non le riusciva dal 2009, questa è la Tania più forte di sempre per tecnica, testa ed esperienza?
«Chi può dirlo, sicuramente è una Tania matura, che ha ben chiaro nella mente ciò che vuole e come fare ad ottenerlo».
Affronterà anche baby avversarie... Cosa le invidia? La sfrontatezza, l'incoscienza... Se si rivede alla loro età cosa pensa?
«Niente invidia, solo un po' di nostalgia. Mi ricordo l'emozione che si prova le prime volte che si partecipa ad una rassegna iridata. L'adrenalina è a mille e ti godi il tutto sapendo anche di poter sbagliare perché è tutta esperienza».
Ha appena compiuto i trenta, sportivamente e umanamente l'età della maturità?
«Forse sì, mi sto preparando a dei passaggi importanti nella vita e credo di essere pronta. Mi piacerebbe comunque mantenere un po' di spensieratezza e di incoscienza perché quella è una parte di me alla quale non vorrei mai rinunciare».
Quando non si tufferà più in piscina dove si tufferà?
«Famiglia, un lavoro che mi piace...moglie e mamma».
Già fissato il matrimonio per settembre 2016 su una spiaggia all'isola d'Elba, mentre a livello professionale in che ruolo si vede?
«Mi piacerebbe rimanere nel mondo dei tuffi, sarebbe bello riuscire a lavorare con i giovani per dare continuità ad un intero movimento che negli anni è cresciuto moltissimo».
Il futuro adesso può aspettare perché con Kazan inizia in conto alla rovescia verso Rio 2016. Manca un anno, sarà la sua quinta Olimpiade, si chiude il quinto cerchio. Sarà la fine di una grande carriera?
«Messa così la cosa mi spaventa un po'. Credo che sarà il giusto finale per una grande storia d'amore. Quello tra me e i tuffi è un legame fortissimo che credo mi accompagnerà sempre nella vita».
Spesso il dilemma per uno sportivo è: ritirarsi all'apice della carriera o solamente quando il fisico dice basta?
«Credo che ogni sportivo capisca quando arriva il momento e le ragioni sono personali. Io sono abituata a pensare che se uno fa una cosa deve cercare di dare sempre il massimo per non avere rimpianti. Pertanto finché la fiamma della passione è ancora forte e il fisico regge bisogna continuare perché certe cose poi non tornano più».
Le chiedessero di
fare la portabandiera... Un onore o una responsabilità? Come la vivrebbe?«Sarebbe un onore incredibile. Essere la rappresentante del tuo Paese alle Olimpiadi non capita tutti i giorni nella vita di uno sportivo».
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