Il mondo calcio cambia pelle Solo l'Italia punto fermo

Il mondo calcio cambia pelle Solo l'Italia punto fermo

I l calcio dei mondiali, il calcio delle nazionali racconta più verità di quanto ne dica quello dei clubs. Dice, innanzitutto, che il pallone cambia pelle rapidamente: bastano quattro anni per sconvolgere il mondo, rubarci gli eroi e proporne di nuovi. Ci ripete che mettere insieme gli uomini di uno stesso Paese propone un indice di purezza e bontà calcistica superiore: nei club si innestano giocatori, si compra e si risolve il problema: campioni su campioni e qualcosa ne esce. Qui i campioni soffrono, talvolta, la solitudine di parlare una lingua diversa.

Russia 2018 ha ammainato il sentirsi extraterrestri di Cristiano Ronaldo e Messi, al di là dei 10 palloni d'oro in due (non tutti condivisibili, vero Messi?), ci siamo persi giocatori da festival del gol (Muller, Aguero, Lewandovski), abbiamo definitivamente salutato il Grande Vecchio Iniesta, prigioniero di una Spagna ancora da lavori in corso. Ma che ne è stato dei Campioni del mondo e della finalista di quattro anni fa? Spazzate via. La Germania del nuovo corso del calcio, che doveva insegnare come creare campioni, annientata in soli quattro anni. L'Argentina credeva bastassero Messi ed un gruppo di attaccanti da metter paura. Invece ha riscoperto che occorre una squadra ed anche un ct.

Via pure i campioni d'Europa: Cristiano Ronaldo, ma non solo Cr7, avevamo pensato vedendoli agli Europei. Invece Ronaldo è stato un uomo solo al comando: vince le battaglie non le guerre.

C'è rimasta la squadra finalista dell'Europeo: la Francia che ha infiocchettato i nuovi modelli, il numero 10 che ora tutti inseguono nei ricordi: a chi somiglierà Kylian Mbappè? Per ora rimane Neymar con il nuovo Brasile che, in quattro anni, ha cercato il riscatto. Forse scopriremo nuovi corsi calcistici. Ma almeno ci resterà un punto fermo: l'Italia dal 2010 ad oggi sempre nelle retrovie, sia o non sia al mondiale.

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