nostro inviato a Carnago
Decidere di presentare Milan-Genoa al tramonto può non essere bene augurante per chi viene dato al capolinea della sua avventura. Eppure Vincenzo Montella lo fa. Forse perché come dice lui «il rischio fa parte del mio dna. Ho rischiato quando ho lasciato casa a tredici anni e tante volte in carriera. Però è quando c'è il rischio che do il meglio di me». Comunque consapevole che dopo tre sconfitte di fila in campionato si sta giocando molto: «Conosco i rischi del mestiere, ma cito Churchill: Il successo è l'abilità di passare da un fallimento all'altro. Io ho la stessa felicità di allenare il Milan del primo giorno». Il problema è che i fallimenti, cioè le sconfitte, sono già troppi.
Montella potrebbe passare per il classico uomo solo al comando e infatti dice: «Mostriamo in pubblico quanto siamo uniti all'interno». Però lo scambio di battute pre e post Aek Atene con Massimiliano Mirabelli ha lasciato il segno, anche se i diretti interessati assicurano che è così solo per chi vede dall'esterno. Fosse vero, significherebbe che la società ha sbagliato nella persona del direttore sportivo a parlare così prima di una partita delicata non per il futuro in Europa, ma per il momento particolare del Milan. E dopo sei mesi di rivoluzione, appurato che non tutti gli acquisti a questo punto hanno risposto alle attese («Alcuni stanno rendendo meno, Bonucci è uno di questi», ammette Montella), ci sarebbe anche da individuare una figura dirigenziale per colmare un eventuale vuoto. Perché Fassone è uomo di conti e Mirabelli è uomo di campo. Anche se Montella assicura che non ci sono stati contrasti: «Io scelgo di testa mia, non ricevo suggerimenti e pressioni». È una verità, ma è altrettanto vero che il club avrebbe preferito dopo l'ottimo secondo tempo con l'Inter, una continuità nelle scelte in coppa. Invece Montella è andato per la sua strada: «Sicuramente ho commesso degli errori. Ma è stato così al primo anno anche per Ancelotti al Psg, per Mourinho allo United e per Guardiola al City».
Non sono tre citazioni a caso, perché l'entusiasmo iniziale ha fatto dimenticare che questo per il Milan è l'anno zero. Bisogna crescere dentro e fuori dal campo. Per fare un esempio: solo Montella e una manciata di giocatori sono abituati a certe pressioni. L'allenatore non lo dimentica: «Ringrazio la società che in estate ha deciso di puntare su di me nonostante avessero cambiato molto. Di solito non succede con un progetto nuovo». Un modo per ricordare che non è lì per caso. E anche questo potrebbe essere uno spunto di riflessione prima di scelte drastiche. Anche se Montella conferma: «A loro pesa la mancanza di vittorie». E non è poco. Quel sigaro fumato a San Siro giovedì sera con Mirabelli («un vizio da non rivelare a mio papà», scherza l'allenatore) e in compagnia di Fassone potrebbe essere un nuovo inizio.
Montella assicura che basta poco: «Siamo lì per trovare la password e passare allo step successivo». Il Genoa potrebbe essere l'ideale per ripartire: «Solo il Napoli tira più di noi. La qualità c'è. Vinciamo di rabbia, voglio coraggio nel provare la giocata». Lo dice Montella, l'amante del rischio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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