dal nostro inviato a Milanello
L'aeroplanino non ne vuol sapere di volare. Almeno così dice. Vincenzo Montella dopo la vittoria sulla Juve non pensa alla possibilità che il suo Milan dei bravi ragazzi possa essere primo almeno per una notte vincendo in casa del Genoa stasera nell'anticipo della decima giornata. «Non cado nel tranello...», dice l'allenatore consapevole che la trasferta in casa dei rossoblu è piena di insidie.
Sarà turnover moderato, ci sarà Niang con il quale è stato chiarito l'equivoco del cambio con la Juve «non era stato suggerito dallo staff medico, ma una mia scelta». Non cambierà la filosofia che è quella «di concentrarsi su di noi, sui nostri punti di forza». E Montella lo ripete per non perdere quell'equilibrio indispensabile «per tornare in Europa, nella nostra casa». L'obiettivo è dichiarato «non lo scudetto, perché la Juve rimane invincibile».
E l'equilibrio si regge sulla difesa, la chiave della serie aperta del Milan da sei giornate: 16 punti fatti, 4 in più di Roma e Juve. Un rendimento stravolto in corsa, in difesa: dalle sette reti subite nelle prime tre gare, alle quattro nelle restanti sei di cui tre solo contro il Sassuolo. Tradotto significa che il Milan ha tenuto inviolata per quattro partite la porta di Donnarumma, che questa sera festeggerà un anno esatto dal debutto in serie A contro il Sassuolo. Oltre al portiere, merito della coppia Paletta-Romagnoli. Gli opposti che sono inseparabili. «Sono diversi e appena sono stati divisi siamo andati in difficoltà». Ma Montella sottolinea come tutta la squadra «sia migliorata nella fase difensiva, anche contro la Juventus l'abbiamo fatta con ordine».
A proposito della Signora conferma che Berlusconi non l'ha chiamato, ma «vi rivelo un aneddoto - spiega Montella -. Quando sono andato a cena ad Arcore, il presidente disegnò un 11 con tutti italiani e forse qualcuno nuovo. È stato avanti anche in questo». Chi erano i nuovi? «Aspettate gennaio e vedrete».
Una battuta che però nasconde un fondo di verità dopo aver detto di non voler parlare del mercato. Non vorrebbe farlo neanche degli arbitri, ma «se mi costringete dico che con la Samp c'era un rigore su Bonaventura. E sul gol di Pjanic il movimento di Benatia condiziona Donnarumma...». Magari fortunato ma non dite a Montella che il suo Milan è aiutato. E non chiamatela squadra di bad boy. Anzi. «Si vede in viso che hanno valori e sono equilibrati. Sono ragazzi con dei valori, merito delle famiglie brave anche a non farsi travolgere dal successo dei figli come invece spesso capita».
Parla non solo di Locatelli, che a Galliani ha fatto venire in mente «Rivera che nel '61 segnò alla Juve a 18 anni così come Manuel», ma anche di De Sciglio e Calabria, di Suso e Donnarumma. Campioni nati in grandi famiglie. Ecco il segreto del Milan dei bravi ragazzi che stanotte dopo oltre quattro anni può tornare da solo in vetta.
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