Moratti e Moggi, prove di disgelo in tribunale

Moratti e Moggi, prove di disgelo in tribunale

Una stretta di mano, qualche sorriso e perfino un breve colloquio. Al terzo piano del Tribunale di Milano vanno in scena i segnali di disgelo tra Luciano Moggi e Massimo Moratti. Ovvero il principale imputato di Calciopoli, stangato dalla giustizia sportiva e ora in attesa della sentenza della Cassazione, e l'ex patron dell'Inter, club che ha goduto della prescrizione del reato di illecito sportivo.

L'occasione è un altro processo - una sorta di riedizione in tono minore di quello scoppiato nel 2006 - che vede l'ex dirigente bianconero imputato per diffamazione nei confronti dell'ex presidente nerazzurro Giacinto Facchetti, scomparso nello stesso anno, e nel quale Moratti è stato chiamato a testimoniare. Nel corso di una trasmissione tv nel 2010, rivolgendosi a Javier Zanetti, allora capitano interista, Moggi aveva affermato: «Emergono dal processo di Napoli le telefonate del tuo ex presidente (Facchetti, ndr ) che riguardano le griglie e la richiesta a un arbitro di vincere la partita di coppa Italia con il Cagliari, e l'arbitro era Bertini. Ci sono le telefonate intercettate sue, quelle di Moratti e quella imbarazzata di Bertini, i pedinamenti, le intercettazioni illegali e anche i passaporti falsi e quindi sta zitto, è meglio per te e per l'Inter».

Moratti è stato incalzato dalle domande del legale dell'ex dg juventino Maurilio Prioreschi a proposito di altre telefonate, quelle tra lui e l'ex designatore degli arbitri Bergamo. «Le ho sempre ricevute e mai fatte io. Era tutta una presa in giro quella che mi faceva Bergamo perchè voleva farmi capire che avevano riguardi per l'Inter e che finalmente era cambiato il clima dopo 10 anni - così Moratti -. Io stavo al gioco perchè sono una persona cortese e le mie non erano certe intenzioni rivolte a sporcare il calcio. Anche se si parlava di arbitri in termini generali ed era comunque un po' imbarazzante, non pensavo assolutamente che avrei avuto dei vantaggi. E non era proibito andare a trovare gli arbitri prima e dopo la partita, era una forma di cortesia».

Il 30

marzo ci sarà la requisitoria del pm Elio Ramondini. Sette giorni prima l'udienza in Cassazione che dovrebbe mettere la parola fine sul processo di Napoli. Ma almeno ora Moggi e Moratti si salutano e si stringono la mano.

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