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Moratti-Thohir: fatta. "Un atto d'amore". "Resta mio partner"

Il 70% della società al trio del gruppo Isc. Tra un mese il nuovo cda. Rimane il nodo della presidenza. Il patron: "Vedremo"

Moratti-Thohir: fatta. "Un atto d'amore". "Resta mio partner"

Il pronti via di Erick “28 pollici” Thohir non è stato incoraggiante, almeno per i tifosi. Forse una premonizione. «Speriamo che la firma sia una benedizione. In Indonesia stiamo celebrando la Festa del Sacrificio», ha raccontato al quotidiano Republika, quando a Milano il colore nerazzurro ha una tradizione gazzettista e corrierista. Voleva forse dire che parte l'Inter lacrime e sangue? Come se il miliardo speso da Moratti in 18 anni non avesse portato anche lacrime. Il sangue,poi, si è visto nei bilanci. Il conto dei passivi degli ultimi 10 anni è impressionante e per il 2013 ha ripianato 80 milioni.

Ma da ieri è un'altra Inter, sempre più internazionale: Massimo Moratti lo ha raccontato con la laconicità di chi sta lasciando la vecchia casa di famiglia. Attraversato, ha detto lui «da mille sentimenti, ma con l'attenzione di fare il bene della società». Un occhio al presente, il cuore al passato, l'ultimo sguardo, la speranza di averle trovato un buon compratore. Appunto, eccolo: Erick Thohir e i suoi soci Roslan Roeslani e Handy Soetedjo oggi sono uniti nella International Sports Capital(ISC) con una partecipazione del 70%. Al vecchio padrone resta il 30 per cento. Di buon mattino l'Inter ha cambiato facce: alle otto e mezzo i fax con le firme sono stati scambiati da una parte all'altra del mondo. Gli studi degli avvocati (Four Partners per i Moratti, Cleary Gottlieb per la società e Jones Day per il gruppo Thohir) avevano lavorato tutta notte perchè scoccasse il gong del cosiddetto signing. L'annuncio congiunto alle 15,20. Fra un mesetto ci sarà il closing nel quale tutti gli aspetti saranno chiariti, gli adempimenti portati a termine eppoi l'Inter di Thohir prenderà forma grazie a un Cda straordinario che stabilirà composizione e presidenza.

Ieri mattina, davanti all'ingresso dell'azienda di famiglia, è stato un susseguirsi di personaggi e interpreti, un romantico finale amarcord felliniano: Bedy Moratti, i ragazzi Moratti, Gian Marco il fratellone che, in questi giorni, ha scortato il fratellino verso una firma che uccideva il sentimento, sua moglie Letizia, consiglieri, uffici stampa, autisti. Poi il vai e vieni del presidente. Parole scarne, un ultimo impulso davanti ad un microfono: «Ma non è concluso niente, c'è ancora da fare». Solo un'autodifesa per se stesso prima delle mani in alto: «La storia continua, io rimango in società per quanto posso essere utile. Sono soddisfatto, i tempi sono stati lunghi, c'è tanto amore e tanto sollievo di aver lasciato la società a gente perbene, anche dal punto di vista caratteriale».

Si è negato solo all'ultimo sì: resterà presidente? Non ne parla il comunicato nel quale non vengono chiarite le quote dei soci (probabilmente 35% a Thohir) e nemmeno l'interessato. «Dipende da me, vedremo». Il dubbio lambisce il narcisismo: re travicello o padre nobile? Thohir per ora lo ha definito partner ed ha chiarito: «Sono onorato che Moratti mi abbia affidato la responsabilità di guidare l'Inter, in un nuovo capitolo della sua storia, e felice che continuerà ad essere presente come partner». Partner non vuol dire presidente, anche se l'offerta c'è stata: almeno per accompagnare la fase iniziale. Moratti invece garantisce che la famiglia «continuerà a vivere l'avventura con dedizione e affetto». Thohir non dimentica di ricordare la grande Inter di Angelo Moratti che partì nel 1955. Ad Angelo costò un investimento iniziale di 50 miliardi, a lui toccheranno 250 milioni di euro: circa dieci volte tanto. Il 19 settembre a Parigi la stretta di mano, ieri la firma che vincola Thohir e svincola Moratti. Ieri già preoccupato: « E ora cosa farò? Dovrò adattarmi a un ritmo di vita diverso».

Chissà, a volte ritornano.

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