Nel viaggio virtuale all'interno della famiglia Moratti, una sensazione prende il sopravvento subito sulle altre. Con tutto il rispetto, frega zero o quasi la storia del signor Erick Thohir, il suo impero, la quota d'ingresso, lo stadio di proprietà e i progetti per fare grande la squadra di casa. A tutti preme solo Massimo, che si senta a posto, che sia sereno.
«È una decisione sua e solo sua». Questo ci si sente ripetere fino allo svenimento, dalla sorella Bedy alla moglie Milly, a nessuno verrebbe mai lontanamente l'intenzione di mettersi in mezzo o di traverso, figli compresi, figuriamoci parenti, conoscenti o amici a vario titolo. Non c'è nessuna riunione di famiglia per aggiornare o comunicare, in casa se ne parla il minimo indispensabile, la situazione è chiara e per tutti è altrettanto chiaro che non è una decisione facile. Ma neppure drammatica. Il calcio ormai è questo, ci sentiamo dire, abbiamo un ex juventino come amministratore delegato, possiamo anche avere un indonesiano azionista della squadra. Un passaggio che filtra forzatamente attraverso un uomo con un amore imparagonabile per la sua squadra. Questa è una trattativa che sta portando avanti personalmente il presidente, in comunione con istituti finanziari e advisor s'intende, ma è tutta roba sua perchè l'Inter è roba sua. E la seconda sensazione evidente è che Massimo Moratti si senta stanco, questa faccenda nata quasi sottovoce un paio di mesi fa è diventata un gigantesco tormentone che fagocita tutto, soprattutto energie. Oggi gli indonesiani, ad aprile i soci russi nella Saras, il colosso petrolifero Rosneft come alleato per rilanciare il gruppo. Era una mossa attesa, servivano alleati a causa della caduta verticale dei consumi petroliferi. All'ennesimo bilancio in rosso l'ingresso di Rosneft in due fasi, la prima con una quota d'acquisto pari al 13,7 per cento del capitale Saras. L'ingresso dei russi è andato bene, insomma ha funzionato, soldi freschi e una partnership di prim'ordine, più o meno questo sta accadendo all'Inter, sono cambiati i tempi anche nel calcio.
La cosa si farà, ne avevamo ricevuto la netta sensazione quando ancora un paio di mesi fa qualcuno dell'entourage confessò di svegliarsi con il terrore di rimanere senza lavoro.
Entro la fine dell'estate Erick Thohir entrerà nel Cda dell'Inter, ingresso da stabilire relativamente alle quote: «Sono stato informato anch'io da quel che ho letto - ha risposto Massimo Moratti a chi gli chiedeva spiegazioni -. Vado avanti con voi a capire attraverso i giornali quel che succede. Ma non c'è alcun incontro martedì. Martedi? Ma no...». E se n'è andato quasi sorpreso da questa notizia.
Erick Thohir è vicino, ma non vicinissimo. Inizialmente potrebbe anche entrare con una quota relativa, qualcosa che non sia troppo invadente, e poi, in tempi brevi o anche brevissimi, allargarsi, garantendo a Massimo Moratti una presidenza non solo di facciata ma di sostanza. Thohir ha questa invidiabile capacità di muovere interessi in tutto il mondo, Moratti un background sul football difficilmente reperibile sul mercato, senza prezzo, qui c'è dietro una famiglia che puzza di calcio da fine anni Cinquanta, l'Inter è finita tre volte in cima al mondo con loro, tanta roba. Thohir sa come valorizzare un brand, per lui la comunicazione è fondamentale, è a capo di un impero che ha fatto della promozione il suo must.
La svolta potrebbe arrivare da un momento all'altro, un appuntamento senza tempo, come Moratti ci ha abituati, appena advisor e istituti avranno chiuso i loro libri e ogni più cimicioso cavillo sarà chiarito, il presidente aprirà la porta. E quasi certamente non sarà lui a comunicarlo. Presidente, allora ha venduto! «Non so, apprendo anch'io come voi dai giornali...».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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