Morte Pantani, continua il mistero: ci sono nuove testimonianze che potrebbero riaprire il caso

Spuntano nuove testimonianze che potrebbero riaprire il caso e l'avvocato De Rensis afferma: ''Chiederemo nuovamente alla Procura di Rimini la riapertura delle indagini''

Morte Pantani, continua il mistero: ci sono nuove testimonianze che potrebbero riaprire il caso

Importanti novità sulla morte di Marco Pantani, arrivano nuove testimonianze che potrebbero riaprire le indagini dopo le sentenze della Cassazione che hanno chiuso il caso nel 2016.

Una nuova puntata de Le Iene sul mistero della morte di Pantani getta nuove ombre su alcune contraddizioni che le verità processuali non hanno mai chiarito del tutto, la procura di Rimini ha chiuso di fatto il caso con l'archiviazione per overdose e i patteggiamenti degli spacciatori Fabio Miradossa e Ciro Veneruso, colui che portò a Marco la dose letale. Nonostante questo non si è mai arresa mamma Tonina che a 15 anni dalla scomparsa dell'amato figlio ribatte: ''Conoscevo molto bene le sue abitudini. Da subito ho detto 'me l’hanno ammazzato', e ne sono ancora più convinta. La mia battaglia continua per la verità. Spero si riaprano le indagini''.

La contro inchiesta mandata in onda ieri sera ha infatti portato alla luce nuove testimonianze, mai sentite dagli inquirenti che potrebbero mutare notevolmente il quadro probatorio. Uno studente universitario, che lavorava nel Residence Le Rose di Rimini, dove Pantani fu trovato morto afferma con certezza: ''Non è vero che il giorno prima dormiva al residence. Era qui con altre persone, a parlare sul divano. E ho registrato il suo nome nella scheda dell’albergo'', dichiarazioni che contraddicono totalmente l'assoluto isolamento del ciclista che emerge dalle indagini ufficiali.

La testimonianza di una poliziotta della Scientifica, in attesa fuori dalla stanza della tragedia, ha inoltre rivelato la presenza di parecchie persone che avrebbero inquinato la scena. E ulteriori dubbi sorgono da quanto affermato da Fabio Carlino, pusher assolto in Cassazione: ''Bisogna scavare, scavare. Pantani non aveva manie suicide. E so che quando Miradossa andò in carcere a Napoli, fu avvicinato da soggetti della malavita che gli dissero: ''Tu patteggi e non parlare''.

L'avvocato della famiglia Pantani, Antonio De Rensis intanto intende percorrere questa strada: ''La realtà ufficiale si discosta completamente dal racconto di molti testimoni, che nemmeno si conoscono tra loro.

Porteremo il filmato alla Procura di Rimini e chiederemo nuovamente la riapertura dell’indagine'', dichiarazioni che riaccendono le speranze e cadono proprio a ridosso del quindicennale della morte dell'indimenticato campione.

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