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«La moto elettrica diverte Ho un piano per gli Usa»

L'ad di Energica: «Le due ruote italiane? Belle e con appeal. Noi aggiungiamo il green»

Cesare Gasparri Zezza

Valencia Nel 2008, durante una delle peggiori crisi per il Gruppo CRP (alta tecnologia), la famiglia Cevolini decise di rimboccarsi le maniche e puntare oltre l'orizzonte. Quando il «green» era ancora terra per pionieri, dall'intuizione di Roberto Cevolini, con i figli Franco e Livia, nacque Energica. Guidata da un management di primo livello, la piccola azienda modenese è cresciuta velocemente. Al comando ora c'è una donna: Livia Cevolini. Sotto la sua guida, Energica è cresciuta arrivando a essere fornitore unico di moto nel FIM Enel MotoE World Cup, oltre a produrre una gamma di alto livello. Un passaggio che ha portato le stime del fatturato 2019 a un incremento del 50%. «Per dirigere un'azienda del genere - apre il colloquio l'ad di Energica, Livia Cevolini - occorre essere tenaci, capaci, testoni e... rompiscatole. Avere carattere e non arrendersi mai quando si cade».

Una donna in un mondo di uomini...

«All'inizio è sicuramente uno svantaggio. Bisogna sempre dimostrare di essere la più brava e con qualcosa in più. Ma essere donna ha anche dei vantaggi: permette di capire subito l'interlocutore, appassionarlo al progetto e fare gioco di squadra».

Con la MotoE siete arrivati sul tetto del mondo. Ci credevate già dall'inizio?

«Positività e testardaggine sono nel mio Dna. Al primo anno di università, una delle docenti mi disse che non mi sarei mai laureata in ingegneria. Iniziai un po' sconfortata, ma poi mi ripresi: 108/110 in 5 anni tondi, inclusa la laurea. A 23 anni ero in azienda a tempo pieno, anche se già affiancavo mio padre nei suoi viaggi di lavoro da diversi tempo».

I motociclisti sono pronti a lasciare il motore a scoppio per l'elettrico?

«Quotidianamente persone si incuriosiscono dei nostri prodotti. Li provano e li acquistano. Quello che vogliamo far capire è che l'elettrico è divertente. La Coppa del Mondo di MotoE è la prova inconfutabile delle mie affermazioni. Ci sono persone che acquistano le nostre moto per affiancarle a quelle già in garage, in questo caso si tratta di aggiungere, non di sostituire».

Le infrastrutture in Italia sono pronte a supportare il mercato?

«Enel X sta facendo un lavoro incredibile. Quotidianamente, sulla mia App arrivano aggiornamenti di nuovi punti di ricarica. Si sta recuperando il gap iniziale verso altre nazioni. A breve sarà solo una questione culturale. Presto ci si renderà conto di quanto sia cool passare alle zero emissioni».

Da poco avete iniziato una partnership con il gruppo Dell'Orto. Gli obiettivi?

«Con la famiglia Dell'Orto abbiamo messo insieme il meglio di entrambi. Loro sono fortissimi nella progettazione e nell'industrializzazione. Il nostro punto di forza sono i 10 anni di esperienza nell'elettrico. Da due anni sviluppiamo anche moto da pista in affiancamento a prodotti di alta gamma. L'idea era di creare delle power unit per scooter e scooteroni da fornire alle aziende che vogliono andare in produzione presto, ma non hanno le conoscenze specifiche o il tempo».

È questo il vostro futuro?

«Le moto made in Italy sono belle e hanno appeal. Le nostre hanno il valore aggiunto dell'elettrico. Continueremo nella produzione coprendo tre, quattro segmenti: dalle supersport alla strada. Con Dell'Orto faremo grandi volumi, principalmente per il mercato asiatico. Mi piacerebbe approcciare altri mercati finanziari; con la nostra tecnologia potremmo a sbarcare negli Usa. Magari con il partner giusto».

Energica è un'eccellenza. Cosa si sente di dire a industriali e politici per uscire da questo periodo di stagnazione?

«Gli industriali hanno tutto quello che serve, dal talento al know-how, ma a volte non la liquidità. La politica dovrebbe modificare leggermente i metodi per finanziare le Pmi. In Italia, siamo i più bravi, ma non i più forti».

Con il reddito di cittadinanza ci sono difficoltà nella ricerca del personale?

«Chi ha voglia di lavorare non la perde. Purtroppo, chi ne ha un po' meno rischia di perderla del tutto. Alcune persone si sono licenziate per restare a casa.

È corretto aiutare chi è in difficoltà o ha bisogno di trovare la sua strada, ma bisogna vegliare affinché, per colpa di qualcuno, non ci rimettano tutti».

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