Murray e Hamilton il Regno è più Unito

di Marco Lombardo

Speravano di essersela cavata grazie al valoroso popolo islandese. Altro che Brexit, di più: «L'Inghilterra è fuori dall'Europa». Poi arrivi a Londra e scopri che il calcio è solo un particolare e che la vera notizia è che il Regno Unito alla fine è sempre nello stesso continente. E, sportivamente parlando, è ancora più unito: perché se in politica le cose vanno un po' così, gli eroi locali non hanno cambiato di una virgola il loro status. Andy Murray, per esempio, si è portato a casa il trofeo più amato, quello di Wimbledon, con il tifo del premier e dei prìncipi tutti. E se a David Cameron ha riservato una battuta («Il suo mestiere è ben più difficile del mio»), davanti a William e Kate si è inchinato come si conviene. Tenendosi stretto nelle braccia la coppa, perché va bene tutto ma tra scozzesi e inglesi un minimo di diffidenza resta.

Nello stesso momento Lewis Hamilton stracciava tutti a Silverstone, il circuito di casa, sotto un'alternanza di sole e pioggia molto britannica. «Adoro questo tempo», ha detto alla fine il cavaliere della quattro ruote, ed in effetti ieri tutto girava bene, tanto da far dimenticare appunto la divisione popolare sulla Brexit. Remain o leave che sia, insomma, la Gran Bretagna va avanti come sempre, e non certo solo nello sport.

Così magari la Signora Merkel, se mai si facesse un giro nella Tube, capirebbe che «mind the gap» non è solo un annuncio per evitare di scivolare, ma una vera e propria filosofia di vita. «Attenzione al divario»: un consiglio che potrebbe salvare l'Europa. E soprattutto una tecnica vincente.

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