Alla fine la notizia è che perfino coach Ivan Lendl scongela le emozioni dalla sua posizione fissa con vista sul centrale di Wimbledon per abbracciare mamma Murray: vuol dire che Andy è diventato per la seconda volta eroe in Patria e che il tennis non ha nessuna intenzione di vivere una Brexit. È finita insomma come doveva finire, perchè quando a un certo punto un servizio di Raonic sparato a 236,57 chilometri l'ora ovvero a 147 miglia torna aldiqua della rete, si capisce che Andy Murray questa finale non potrà mai perderla. Al massimo soffrirla un po', ma è solo un attimo: le due palle break per il canadese che potrebbero riaprire il match nel terzo set sono praticamente l'unico brivido di una giornata perfetta. Perfetta per Andy.
Wimbledon ha, dunque, il suo campione preferito alla fine di una partita che ha eccitato il senso patriottico di un Regno a prova di qualsiasi referendum, considerata la passione con cui uno scozzese è stato adottato qui a Londra il fatto che William e Kate erano schierati a sostegno dell'uomo che ha riportato il tennis a casa sua. Per il resto qualche colpo che ha acceso il match non poteva cambiarne il risultato (6-4, 7-6, 7-6 alla fine) né l'esito scontato, e così la sfida tra Lendl - recuperato al suo fianco da Murray proprio alla vigilia della stagione inglese - e McEnroe, chiamato da Raonic per imparare come si vince sull'erba, è stata probabilmente la parte più divertente. I due vecchi nemici che non si guardavano sul campo neppure quando si stringevano la mano e che hanno continuato a odiarsi poco amabilmente anche dopo, tanto che per dire - una volta John esultò come se avesse vinto uno Slam al ritiro per infortunio di Ivan durante una partita di Senior Tour. C'era insomma aria di rivincita e i due se la sono giocata alla grande, con Lendl perfidamente spiritoso («Sì ci siamo incontrati negli spogliatoi. Ci siamo salutati? Ho detto forse che ci siamo parlati?») e McEnroe a rispondere pronto come sapeva fare un tempo: «Spogliatoi? Io non ci sono mai entrato». Poi però il siparietto è finito, anche perché l'ex SuperMac si è infilato nella cabina di Espn per tornare a fare il commentatore tv e quindi l'abbraccio di Judy Murray ha premiato diciamo così - i meriti acquisiti sul campo. «Ivan? È solo fortunato» scherza poi Murray durante la premiazione sollevando un ghigno sinistro del coach, e però non c'è dubbio che il suo ritorno gli ha dato la tranquillità che serviva per rivincere il trofeo più amato. Quello che Lendl, per colpa di McEnroe, non è mai riuscito a conquistare da giocatore. E quello che Andy ha tenuto aggrappato nelle braccia a lungo, fino a quando le rigide regole di Wimbledon glielo hanno consentito: gli resterà una piccola replica e l'emozione di avercela fatta di nuovo.
«Questa volta è diverso: nel 2013 avevo la Gran Bretagna che si aspettava la mia vittoria, adesso mi posso godere di più quello che ho conquistato, soprattutto dopo aver perso due finali quest'anno. Ivan è un leader, c'era allora ed è tornato ora perché ci intendiamo bene. Insomma, adesso posso sorridere». E mentre Wimbledon chiude i cancelli, gira voce che sorrida anche Lendl.
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