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Nadal umilia Federer e stravince la sfida fra gli eroi acciaccati

Uno col ginocchio ballerino, l'altro col mal di schiena. Rafa al 7° trionfo a Roma: "E ora voglio tornare n° 1"

Nadal umilia Federer e stravince la sfida  fra gli eroi acciaccati

Roma - «Ma si sarà messo la maglietta della salute?». La battuta un po' perfida arriva quando Nadal contro Federer è già una finale sbiadita, con quel che resta di un re del tennis alla ricerca di un dritto decente per trovare invece solo un rovescio pesante nel risultato. Correva - a quel punto, Rafa - sicuro già dell'ennesima vittoria, nell'ottava finale su otto tornei disputati dal suo rientro con un ginocchio sempre bendato, per il sesto successo dell'anno. Il settimo a Roma. E la morale degli Internazionali Bnl è che alla fine ormai vale più un Nadal su una gamba sola che un Federer sano. Forse sano.
Federer-Nadal è una rivalità che ha un posto speciale perfino su Wikipedia, ma quando il tabellone segna un 6-1, 6-3 (e solo perché Nadal si è distratto perdendo il servizio sul 5-1 del secondo set) qualche domanda te la fai. E la fai anche a Roger, perché quel servizio tirato un po' così fa presagire che l'umidità delle notti precedenti abbia avuto qualche strano effetto sulla sua schiena un po' usurata dall'età tennistica. E senza maglia della salute, dopo aver giocato sempre di sera ed essersi ritrovato poi sotto un sole cocente nel giorno finale, tutto diventa più difficile. Lui, ovviamente, non ce lo dirà mai: i re non ammettono difficoltà, i gentleman non ammettono scuse. Si indispettisce semmai, quando dopo la litania dei complimenti all'avversario, gli si fa notare che il popolo di twitter avanza sospetti su un primo servizio tirato a meno di 180 all'ora e un secondo viaggiante a velocità di crociera: «Secondo voi è poco? Io batto spesso in slice a quella velocità, non sono mai stato certo come Janowicz che serve a 235. Forse quella gente non mi ha mai visto giocare? Chiedete a Rafa se ho tirato piano e poi ditelo ai vostri amici di twitter».

Un giorno, poi, magari, Roger Federer ci racconterà un'altra storia, ma per il momento bisogna fidarsi di lui, anche se fa più male. Così Rafa poi sosterrà che quel parziale di 18 punti a 3 che ha fatto precipitare il primo set dall'1-1 e 30 pari iniziale, a volte capita, «anche quando tra due campioni come noi non ci dovrebbe essere una differenza così. Era successo a me un paio d'anni fa a Londra quando lui vinse 6-0, 6-3, oggi è successo a lui. E quando è così è chiaro che uno sta giocando al meglio mentre l'altro è in giornata no». Però non sfugge ai più il particolare che se il Grande Duello ora è 20-10 per lui, le brutte giornate sono spesso dall'altra parte della rete. È insomma anche questione di priorità, perché se Federer saluta Roma ringraziando «per i grandi momenti avuti qui con la mia famiglia», Nadal fissa i paletti del futuro «vivendo giorno per giorno, perché è così che ho sempre fatto. Se sei mesi fa mi aveste parlato di un ritorno con otto finali e sei tornei vinti vi avrei detto che eravate pazzi. Se adesso mi domandate di Parigi vi rispondo di lasciarmi godere questo successo a Roma. E se poi mi chiedete se al Roland Garros temo più Djokovic o Federer vi dico che ho più paura del mio avversario al primo turno, che non sarà né l'uno né l'altro».

Il tennis in pratica ha ormai la certezza che Nadal punta a tornare quello che era, l'uomo più forte di tutti. «E lo farò combattendo, così come ho sempre fatto, perché so che ogni giorno posso perdere o posso vincere. E soprattutto so che vincere non sarà per sempre e dunque devo lavorare per spostare più avanti possibile il momento in cui non succederà più». Lo farà senza maglia della salute ma con quel ginocchio sempre col punto di domanda: «Ma ho sofferto tanto nell'ultimo anno e per questo sono stufo di sentire domande su come sto. D'ora in poi, sappiatelo, parlerò solo di tennis».

Vista la finale di Roma, per i suoi avversari non è una grande notizia.

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