Il Napoli che non brilla è il più vero

Soffre col Sassuolo ma è in testa da 5 turni. Sarri: «Scudetto a 90 punti, le big freneranno»

Il Napoli che non brilla è il più vero

Marcello Di Dio

nostro inviato a Napoli

La decima perla della stagione partenopea è la meno splendente, ma forse la più preziosa. Il Napoli regala il solito spettacolo, anche se a intermittenza e con qualche amnesia di troppo che rischia di complicare una gara tenuta in pugno a lungo. Continuare a correre e a tenere la vetta solitaria della classifica (succede ormai da cinque gare) comporta un dispendio di energie psicofisiche enormi. Fortuna per Hamsik e compagni che il Sassuolo, ottimo all'inizio e nella fase centrale della ripresa, periodi nei quali coglie due legni, concede due gol (il primo quello di Allan che apre le porte alla nuova vittoria azzurra), sancendo il predominio del Napoli sempre padrone del campionato. «Dominiamo in maniera così netta che perdiamo la percezione del pericolo e questo è un difetto che dobbiamo rimuovere», l'avviso ai naviganti di Sarri, conscio di avere in mano un'armata dal potenziale enorme ma che rischia più del dovuto per la troppa "accademia" nel gioco legata a meccanismi ormai memorizzati.

A questo va aggiunto che mai come stavolta l'immediata vigilia della gara aveva consegnato agli azzurri un insolito stato di apprensione: al fischio di inizio di Pairetto, c'era un grande affollamento in testa alla classifica (Juve e Lazio appaiate al Napoli) che costringeva la squadra di Sarri a non fallire l'appuntamento. Tanto più che il Sassuolo, forse più debole in questa stagione, rappresentava l'ultimo tabù da sfatare. Ecco che i partenopei, che lasciano a riposo per la prima volta Koulibaly, partono contratti e rischiano contro gli emiliani bravi a mettere la gara su un ritmo alto, anche troppo per le loro possibilità. La traversa di Sensi è un campanello d'allarme che scuote la truppa di casa, l'errore marchiano del giovane centrocampista del Sassuolo dà il la alla nuova sinfonia napoletana. Aperta da Allan, autore di un'altra prova da applausi, ma non sempre intonata per la verità, complici i tanti sbagli in fase di impostazione. Dopo il clamoroso palo di Ghoulam, il pari della squadra di Bucchi (ex applauditissimo, fu il centravanti del Napoli promosso in A nel 2007) è molto casuale e nasce da un rinvio errato di Reina e da un Albiol distratto sulla zuccata di Falcinelli. Il gol da calcio d'angolo di Callejon - il tiro è deviato da Consigli - rimette le cose a posto prima che Mertens, al decimo centro stagionale in campionato, allunghi il divario in margini di maggiore sicurezza.

«La corsa è simile alla passata stagione, anzi abbiamo numeri migliori come accelerazioni e grande velocità», sottolinea Sarri. Una velocità che spesso manda fuori giri la truppa azzurra che rischia un rigore (giustamente corretto da Pairetto in punizione nel primo Var - seppure silenzioso - della stagione al San Paolo) e poi concede un palo al giovane Cassata. Da quel momento il Napoli si riappropria del match e ora può guardare con fiducia alla gara di Champions quasi decisiva con il City. «Abbiamo la sfortuna di affrontare le squadre nei loro momenti straordinari - così Sarri sulla formazione di Guardiola - ma il bello è anche questo sperando di far bene». L'obiettivo, e si capisce dai due cambi di ieri (oltre a Koulibaly, Hysaj), rimane però sempre il campionato. «Ma non dobbiamo guardare le altre, come abbiamo fatto l'anno scorso, così non si vince, bisogna credere allo scudetto», dice Mertens. «Non sapete cosa dico ai miei giocatori negli spogliatoi, ma quando parlo ai microfoni è un messaggio che invio alla squadra e non per rispondere a voi.

Il titolo si vincerà a più di 90 punti ma prima o poi le grandi rallenteranno», chiosa Sarri sul tema. Intanto è statisticamente provato che dormire un'ora in più porta bene alla truppa partenopea: nelle ultime otto gare giocate dopo che è scattata l'ora legale, sono arrivate altrettante vittorie.

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