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Napoli, il Liverpool già sconfitto ora è una montagna da scalare

Reds battuti in casa all'andata ma oggi il gruppo azzurroè sfiduciato nel morale. Manca Insigne, il più colpito da ADL

Napoli, il Liverpool già sconfitto ora è una montagna da scalare

Il faccione di Carlo Ancelotti non trasferisce messaggi di simpatia, e nemmeno di buon umore. Parla perché deve parlare, altrimenti per la seconda volta di seguito toccherebbe ad Aurelio De Laurentiis pagare all'Uefa la multa che, si sa, è di quelle che fanno abbastanza male alla tasca. Piuttosto il faccione dell'allenatore trasferisce imbarazzo nell'affrontare il plotoncino di cronisti salito a Liverpool per la partita che vale la qualificazione agli ottavi di Champions, e quindi una stagione visto che il campionato è andato a farsi benedire con sette mesi di anticipo. Imbarazzo perché in venti giorni il caos, anziché regredire si è ingrossato: un tutti contro tutti che è proseguito senza soste e, quel che è peggio, senza alcuna possibilità di contatto tra squadra e club. «Di momenti delicati ce ne sono stati in una carriera di allenatore - così Ancelotti -. Ma c'è volontà e impegno da parte di tutti per risolvere le cose al meglio. Perché, checchè se ne dica all'esterno, qui c'è unità di intenti tra club, allenatore e squadra. E quando c'è unione di intenti si riesce ad uscire da periodi come questi. Ma io resto tranquillo, non ho mai pensato alle dimissioni perché ho la fiducia dei ragazzi e dei dirigenti. Purtroppo paghiamo la mancanza di risultati, siamo come il cane che si morde la coda». Stop a domande che non facciano riferimento alla partita, quindi Carletto non si addentra oltre nella precaria situazione ambientale.

Pure il padrone non ha fatto la voce grossa. Ha dato seguito al suo istinto iniziale: richiesta del massimo della multa per tutti i calciatori, non per il tecnico che non prese parte all'ammutinamento e si presentò in ritiro. Da quel momento ognuno ha preso la propria strada: il presidente in California (è rientrato lunedì ma stasera non sarà in tribuna), Ancelotti e i resti di un gruppo, sfilacciatosi tra infortuni e impegni con le varie nazionali, a Castel Volturno. Con il risultato che quando si è trattato di ricompattarsi sul campo a San Siro, il Napoli ha offerto una prestazione mediocre, ben al di sotto delle sue potenzialità. Si replica questa sera ad Anfield Road, in casa dei campioni d'Europa che sta dominando in Premier (+8 sulla seconda) ma che il Napoli ha già sconfitto all'andata - e in amichevole ad agosto, proprio a Liverpool -: quella però era un'altra squadra, reattiva, unita, divertente. Quella di oggi è ultrasfavorita dal pronostico, sfiduciata nel morale, in disaccordo con la società e che perde pedine fondamentali per strada ogni giorno: l'ultimo, capitan Insigne, il più colpito dalla vendetta di ADL (per lui e Allan le richieste di multa più salate) che ha abbandonato la nave e dato forfeit per un dolore al gomito. Difeso però dal mister: «Aveva male, era indisponibile, basta illazioni».

Carletto in conferenza ha provato a far finta di niente: «Se ci troviamo qui è perché siamo motivati e pronti per una gara che potrebbe dare un senso alla stagione. In campionato ci hanno penalizzato i troppi pareggi, in Champions ci restano due chance per qualificarci. Siamo bloccati mentalmente, a Liverpool cerchiamo quel senso di libertà che potrebbe farci esprimere al meglio.

Ne usciremo indenni solo restando uniti».

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