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Il Napoli parte a razzo poi inizia a tremare. Ma Milik spegne la Dea

Il vantaggio al 2' di Ruiz stordisce l'Atalanta, inutile il pari di Zapata. Ci pensa il polacco

Il Napoli parte a razzo poi inizia a tremare. Ma Milik spegne la Dea

La partita non è nemmeno cominciata e dal settore dei tifosi atalantini si alza forte il coro «Noi non siamo napoletani». Neanche un minuto e dal settore ospiti i tifosi azzurri intonano un secco «odio Bergamo» per poi sfociare in un autoironico ai limiti del grottesco «Vesuvio lavaci col fuoco». È una partita di calcio ma prima di gol, assist e spettacolo in campo tocca fare questa cronaca. Chiamatela discriminazione territoriale, chiamatela stupidità, chiamatela ironia da campo come vogliono definirla i tifosi che avevano promesso null'altro che questo. Fatto sta che l'atavico e molto démodé odio tra Nord e Sud centra pochino. È odio umano prima ancora che sportivo e dentro lo stadio trova il suo sfogo troglodita e sembra davvero ci sia poco da fare per fermare questi fessacchiotti nascosti sotto ogni bandiera. Peccato che succeda, peccato dargli spazio e più visibilità di quanto meritino. Anche perché se, almeno fino a fine gara, non è successo nulla di particolare, è stato per volontà di quei tifosi che hanno deciso di non esagerare. Ma la miccia era lì, pronta ad esplodere, come testimonia il fotomontaggio che è girato in rete per tutto il giorno e che mostrava lo stadio di Bergamo con un cumulo di immondizia davanti e il messaggio «per farvi sentire a casa vostra» rivolto ai tifosi del Napoli. Sciocchezza che ha costretto la società Atalanta a prendere ufficialmente le distanze con una nota.

Peccato, soprattutto perché il campo racconta di una partita bella. Una partita che ha rischiato di lasciare tanti rimpianti al Napoli, incapace di gestire l'immediato vantaggio facendosi riprendere dall'Atalanta salvo ribaltare tutto ma solo nel finale grazie ad una stoccata di Milik, appena entrato. Una vittoria fondamentale per la banda Ancelotti che tiene la Juventus a +8, lontana, lontanissima ma ancora non imprendibile. Servirà di più al Napoli per battagliare per lo scudetto ma è anche da queste vittorie, sofferte e non pienamente meritate che passa la rincorsa ai bianconeri.

La decisiva sfida di Champions ad Anfield col Liverpool può attendere. Ancelotti non fa turnover se non inserendo Maksimovic in difesa per Hysaj mentre viene confermato il modulo cangiante a seconda della posizione di Callejon in appoggio o meno dei due piccoletti Mertens e Insigne. Gasperini invece deve fare a meno di Ilicic squalificato e di Toloi infortunato. Davanti ecco l'argentino Rigoni mentre dietro fiducia al giovane Mancini, fresco di convocazione in Nazionale. Nemmeno il tempo di prendere le misure e il Napoli è avanti. Masiello perde palla sulla trequarti, il Napoli parte in contropiede, Insigne crossa tagliando l'area, Mancini non ci arriva e per Fabian Ruiz è facile mettere dentro. Gli azzurri continuano a spingere ma sprecano per due volte l'occasione del raddoppio, prima ancora con Fabian Ruiz e poi con Insigne. La squadra di Ancelotti sembra avere il controllo della situazione ma non la chiude e così l'Atalanta si rianima. Spinge sulle fasce, si fa più pericolosa e intraprendente soprattutto in avvio di ripresa quando riesce a trovare il pari. È l'11' quando Zapata finalizzata di potenza un'azione insistita in area napoletana.

Invece di accendere la partita, il pareggio la anestetizza. Ancelotti prova a cambiare qualcosa mandando in campo prima Zielinski e poi Milik per uno spento Mertens. Mossa quantomai azzeccata. Perché è proprio il polacco a sbloccare una gara che sembrava ormai destinata al pari quando alla fine mancano 5 minuti. Bravissimo il bomber di Ancelotti a raccogliere un cross in area e a girare di forza alle spalle di Berisha. È il gol partita che tiene in corsa i partenopei. Canta Napoli che festeggia.

Cantano ancora le due tifoserie, l'una contro l'altra, ma quelle sarebbe meglio non starle a sentire.

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