nostro inviato a Napoli
Tante occasioni create, zero gol segnati. Almeno fino a quando Lorenzo Insigne, mentre sta per scoccare il 90', appoggia in porta il pallone magistralmente servito da Callejon. Che è la vittoria dell'equilibrio (tattico) e della saggezza di Carlo Ancelotti. I primi 180 minuti europei del Napoli rischiavano di essere pieni di rimpianti e di compromettere il cammino degli azzurri. Poi l'acuto dell'uomo più in forma del Napoli in questa prima fase della stagione. Sabato aveva fallito l'appuntamento con la Juve allo Stadium, in lui c'era una gran voglia di rivincita. Anche ricordando quella perla su punizione di cinque anni fa, alla prima in Champions proprio contro Klopp e il suo Borussia Dortmund. Nella notte in cui il Napoli ritrova un San Paolo più pieno, occorre il guizzo del folletto di Frattamaggiore per regalarsi una vittoria che ricorda le grandi serate europee con altre squadre inglesi (Chelsea, Arsenal, persino il City all'epoca allenato da Mancini) e consegna agli azzurri il primato nel girone definito della morte. Liverpool e Psg (ieri sei gol alla Stella Rossa) già a inseguire in classifica, con la trasferta di Parigi dietro l'angolo.
La traversa di Mertens, colpita con un tiro a botta sicura davanti alla porta quasi sui titoli di coda del match, sembrava l'immagine più nitida di una notte stregata. Nella quale un Napoli generoso e tutto cuore ha profuso tutti gli sforzi possibili per vincere la sfida. Unico risultato possibile per restare aggrappati con forza alla nave Champions. Alla fine giro di campo degli eroi azzurri con lo stadio in delirio.
Ancelotti, definito la volpe da Klopp, dimostra di aver studiato bene il Liverpool e di non avere solo grande stima del collega tedesco. Il tecnico di Reggiolo mescola ancora le carte, inserendo nella formazione iniziale Maksimovic. Con il serbo in campo, il Napoli propone una strategia con tre centrali bloccati e una maggiore licenza di offendere per Mario Rui quando la squadra prova a imbastire azioni d'attacco e l'ormai rodato 4-4-2 in quella di non possesso. La conseguenza è un Liverpool che, a dispetto dei 19 gol già segnati in stagione (una media di poco più di due a partita) e del primato in Premier League insieme al City di Guardiola (onda lunga del brillante finale di stagione in Europa), per metà gara non tira mai in porta.
Insigne e Milik si incrociano molto davanti e tentano la strada del gol: l'azzurro va subito a un passo dall'acuto, il polacco mette i brividi ad Alisson ogni volta che sbuca in area (due gli interventi decisivi dell'ex portiere romanista). Salah trova il muro invalicabile di Koulibaly e sembra l'ombra del giocatore che l'anno scorso fece 44 gol e le cui scarpe sono addirittura esposte al British Museum, Manè sbatte su un Maksimovic attento e ligio al compito assegnatogli da Ancelotti, Firmino resta ingabbiato tra le maglie difensive azzurre. Allan è il jolly che può sempre inventare qualche giocata e recupera un'infinità di palloni, Hamsik, confermato titolare nonostante la prova non eccezionale con la Juve, opera bene in fase di regia risultando per una volta a suo agio nel nuovo ruolo.
Corre tanto e macina chilometri la
truppa napoletana alla quale manca solo la finalizzazione. Ancelotti decide così di inserire Verdi e Mertens per l'assalto finale, che si conclude con il tocco vincente di Insigne. Che fa sognare il Napoli e una città intera.
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