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Il "nastro giallo" costerà 22mila euro a Guardiola

La Federazione inglese multa il tecnico del City per aver indossato in campo il fiocco a sostegno degli indipendentisti catalani. "Non è un simbolo politico"

Il "nastro giallo" costerà 22mila euro a Guardiola

A Pep Guardiola, la causa catalana costerà poco più di 22mila euro. Multato l’allenatore del Manchester City per aver indossato a bordo campo il nastro giallo a sostegno degli indipendentisti di Barcellona durante la partita di Fa Cup contro il Wigan.

Per la Federazione inglese, il nastro giallo rappresenta un simbolo politico e le dichiarazioni del numero uno della Fa hanno finito per gettare benzina sul fuoco dello scontro con il tecnico ex Barça e persino con la comunità ebraica.

Perché Martin Glenn, Ceo della Fa, nel tentativo di spiegare i motivi per cui la sua federazione cerca di tenere lontano dai campi ogni genere di simbolo politico, ha tirato in ballo un po’ tutto, facendone uno zibaldone: “Potrebbe essere una svastica, una falce e martello, una Stella di Davide, qualcosa relativo a Mugabe: sono cose che noi non vogliamo”. Dopo la gaffe, lo stesso Glenn, come riporta Il Guardian, s’è dovuto formalmente scusare con gli ebrei inglesi che si sono sentiti tirati in ballo dalle dichiarazioni del dirigente sportivo inglese.

Nonostante la multa, da ventimila sterline quindi pari a circa 22.500 euro, Guardiola non demorde. Continuerà a indossare il fiocco giallo nelle partite di Champions League e durante le interviste pre e post partita. Non più durante le partite della Premier. Rispettando, così, almeno formalmente, le rigide regole previste dalla Federazione. Anche se la polemica non è destinata a spegnersi.

Perché, secondo lui, quel fiocco non è un simbolo politico, come stigmatizzato dalla Fa, non è qualcosa che richiama alla lotta pro o contro l’indipendenza della Catalogna dalla Spagna, bensì indossarlo - per Guardiola - rappresenta un gesto di solidarietà nei confronti di coloro che “sono finiti in carcere senza aver fatto nulla per starci, solo per aver difeso il diritto di voto”.

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