
Israele esclusa dai Mondiali di ginnastica artistica. L'Indonesia, Paese a forte maggioranza musulmana, ha infatti deciso di non concedere i visti agli atleti israeliani per la rassegna iridata al via il 19 ottobre nella sua capitale Giacarta.
La Federazione internazionale di ginnastica ha supportato la presa di posizione del governo indonesiano, arrivata nonostante Israele e Hamas abbiano concordato un cessate il fuoco.
"La FIG mi ha contattato telefonicamente e ha dichiarato ufficialmente il suo sostegno", ha affermato in una conferenza stampa Ita Yuliati, presidente della Federginnastica del Paese asiatico. Mentre Raja Sapta Oktohari, numero uno del Comitato olimpico locale, ha sottolineato che "questa decisione è stata presa con attenzione guardando a un interesse superiore, ossia garantire che il Mondiale si svolga in modo sicuro, ordinato e con successo".
A Giacarta, dunque, a causa delle proteste non vedremo all'opera il fuoriclasse Artem Dolgopyat, campione olimpico di Tokyo 2020 e iridato in carica al corpo libero. La controversia sulla ginnastica è solo l'ultimo esempio di come la reazione globale contro Israele per il bilancio umanitario della guerra a Gaza si sia estesa al mondo dello sport. La formazione ciclistica Israel Premier Tech ha annunciato infatti lunedì che cambierà nome e abbandonerà la propria identità nazionale dopo le proteste contro la squadra durante la Vuelta spagnola.
Nel calcio, la partita di qualificazione mondiale che Israele disputerà martedì potrebbe attirare più manifestanti filopalestinesi fuori dallo stadio di Udine che spettatori muniti di biglietto.Va ricordato, infine, che all'Indonesia nel 2023 era stato negato il diritto di ospitare i Mondiali di calcio Under 20 a causa delle turbolenze politiche relative alla partecipazione di Israele.