Nel ballo delle panchine Spalletti pensa all'Europa

Un successo sul Napoli varrebbe la Champions. «Tecnici? Mi interessa solo il maestro Ancelotti»

Nel ballo delle panchine Spalletti pensa all'Europa

In questo strano maggio che sembra più un novembre, anziché le melodie sudamericane che portano verso le spiagge si balla, chi esaltato e chi meno, il valzer degli allenatori. Si balla, quasi tutti, specie dopo l'addio di Allegri alla Juve. Tanti dubbi, ancora più voci e Spalletti non fa eccezione. L'allenatore dell'Inter è distante tre punti dall'obiettivo stagionale, quella Champions League da conquistare con una vittoria contro il Napoli stasera o almeno contro l'Empoli la prossima settimana. Ma del suo futuro nulla sa e nulla dice. O meglio. La sensazione concreta, e forse anche qualcosa di più, è che il suo destino sarà lontano dalla Milano nerazzurra. Ma lui, Spalletti, tiene la bocca cucita. «Quello che interessa a me degli allenatori adesso è Ancelotti perché è un maestro del nostro mestiere, lo stimo sotto tutti gli aspetti, è uno dei più grandi che ci sono stati nel nostro calcio». Battere il maestro stasera, conquistare un posto al sole. E basta.

Del resto l'appeal di un allenatore dipende tanto, se non tutto, dai risultati che riesce a ottenere. E allora, dopo il quarto posto conquistato all'ultimo minuto la scorsa stagione, Spalletti può condurre l'Inter al terzo posto in questa. E non sarebbe né poco né male. «Bisogna che non si dia per scontato. Questi sono discorsi che si fanno dopo, ora non ci sposta un millimetro sulla nostra attenzione - spiega il tecnico - Si può dire tutto quello che si vuole ma devo essere concentrato e fermo sull'obiettivo attuale, allenatori che cambiano e discorsi che si fanno. Per me la cosa essenziale è essere addosso alla partita con la squadra con quello che sono propositi e discorsi, pensieri e attenzioni e io sono lì dentro». Eppure nel domino degli allenatori la tessera di Spalletti è piuttosto pesante. «L'unica cosa di cui parlo in questa direzione è Ancelotti e non aggiungo altro». Niente, non c'è modo di far sbilanciare uno Spalletti mai così concentrato sull'obiettivo.

E allora, sotto con il Napoli, partita ben diversa dallo spareggio dello scorso anno contro la Lazio, con l'Inter che non è obbligata a vincere anche se una vittoria chiuderebbe ogni discorso. «Si cerca di vincere la partita, ma non ci metteremo a rischio di perderla», confessa l'allenatore che dovrebbe puntare ancora su Icardi (anche se è sempre vivo il ballottaggio con Lautaro) che in settimana ha detto di voler restare in nerazzurro. «È un buon ragazzo e un grande calciatore e se lui dice queste cose gli credo», come a suggellare, una volta di più, la fine di un conflitto che ha tenuto banco per buona parte della stagione. Chi non è certo di rimanere invece, con l'ombra di Conte che si ingrandisce sempre di più, è proprio Spalletti.

Ma ora è il momento di serrare le fila e conquistare quell'obiettivo vitale per lui e per la società, che potrà contare nel prossimo futuro su vincoli Uefa meno stringenti. Poi ci sarà tempo per ballare il valzer, con Spalletti che, volente o nolente, sarà sicuramente uno dei più ammirati in pista. Vestito di nerazzurro o meno, si vedrà.

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