Nel tutti contro tutti l'Argentina deve trovare una notte da vero Messi

Spogliatoio in subbuglio, ct nel mirino e Leo che non gira. Con la Nigeria si gioca il futuro

Nel tutti contro tutti l'Argentina deve trovare una notte da vero Messi

Triplice fischio finale: l'Argentina batte 1 a 0 la Nigeria ma è fuori dal Mondiale. Se stasera dovesse finire così, staremo di fronte ad un dejavu clamoroso, perché per l'Albiceleste si manifesterebbe un incubo già vissuto 16 anni durante il Mondiale nippo-coreano. Il 2 giugno 2002, infatti, la Selección sconfisse le Super Eagles per 1 a 0 alla prima giornata del girone, ma alla fine non riuscì a qualificarsi, nonostante una squadra di grandissimo talento e un girone non impossibile.

Una situazione molto simile a quella che stanno vivendo Messi & Co., impegnati in una gara da dentro o fuori e dal peso specifico incalcolabile. Sedici anni fa come stasera, la sfida per gli ottavi è ancora con una scandinava: ieri la Svezia, oggi l'Islanda (impegnata con la Croazia).

Ma i corsi e ricorsi storici non finiscono qui. Anche l'Argentina del 2002, infatti, arrivò al Mondiale come una delle favorite per la vittoria finale. In quella squadra, con ben 8 italiani (in Russia sono 5), c'erano campioni come Batistuta, Veron e Zanetti. Una rosa di primissimo livello che però si frantumò in un girone con Inghilterra, Svezia e Nigeria. Fu un fallimento totale, anche perché c'erano tutti i mezzi per fare grandi cose, considerando anche il fatto che in semifinale ci arrivarono Corea del Sud e Turchia.

Tanto talento allora, ma tanto talento anche adesso. E poi oggi c'è anche un certo Leo che, se torna a fare il Messi, può decidere non solo la gara di stasera, ma l'intero Mondiale. Gli serve però una squadra attorno, con gli uomini giusti al posto giusto (in primis il portiere), cosa che nelle prime due giornate non si è vista. Insomma, è lo stesso problema che aveva l'Albiceleste nel 2002: singoli fortissimi, ma che insieme non sono riusciti a costruire una squadra altrettanto forte. Evidentemente, a distanza di anni, la lezione nippo-coreana non è ancora stata imparata.

Forse, perché, sedici anni fa in panchina c'era Bielsa e oggi c'è il suo erede Jorge Sampaoli, che al Loco deve tutto: «Mi sono sempre identificato con la sua filosofia, col suo progetto di un calcio offensivo, con il suo modo di interpretare il gioco». Questo, però, è uno dei casi in cui non solo l'allievo non supera il maestro, ma anzi, fa molto peggio. Oltre alle prestazioni terribili, infatti, Sampaoli è riuscito a distruggere l'equilibrio all'interno dello spogliatoio, proprio quello spogliatoio che il ct considera la vera chiave per vincere. Una frattura insanabile, che ha portato all'ammutinamento dei giocatori e il commissariamento dello stesso Sampaoli, come ha fatto intendere Mascherano in conferenza: «Alla fine della fiera, in campo decidiamo noi. Comunque non si tratta di imporsi uno sull'altro, si tratta di arrivare a un accordo comune che sia il bene dell'Argentina».

Quella di stasera,

quindi, è sicuramente tra le partite più importanti della storia dell'Argentina, che giocherà non solo contro la Nigeria, ma anche contro l'Islanda, contro il fantasma del Mondiale 2002 e, paradossalmente, contro il proprio ct.

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