Calcio

Ma nella notte turca della malinconia l'argento di Marotta brilla lo stesso

Il suo tocco magico si è rivelato determinante per il club su tre fronti fondamentali: finanziario, politico e motivazionale

Ma nella notte turca della malinconia l'argento di Marotta brilla lo stesso

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Quella medaglia d'argento al collo di Beppe Marotta luccica più di qualunque altra nella notte malinconica di Istanbul. Luccica più di quelle, di identico conio, raccolte a Berlino (2015) e Cardiff (2017) con la Juve piegata da Barcellona e Real Madrid ed è persino banale spiegarne il motivo. Con le insegne bianconere, Beppe Marotta a Torino ha vissuto stagioni spensierate dal punto di vista economico e finanziario. Alle spalle un solidissimo azionista, generoso con il club bianconero capace di collezionare una striscia prepotente di scudetti consecutivi. A Milano, invece, dopo una partenza promettente (Joao Mario e Gabigol i primi doni ricevuti), si è ritrovato nel bel mezzo di una durissima crisi finanziaria che ha colpito il suo azionista Suning e di conseguenza le casse del club rimaste senza ossigeno per molti mesi, addirittura senza stipendi durante la pandemia. A Torino Marotta poté permettersi molti lussi (Pjanic e Higuain tesserati pagando le rispettive clausole rescissorie di 35 e 90 milioni) a cui ha poi dovuto rinunciare nella Milano interista, anzi realizzando sacrifici sanguinosi per rimettere in sesto i conti del club. Ed è questa la laurea honoris causa che Beppe Marotta ha conseguito sul campo dopo aver scalato tutti i gradini di una carriera luminosa, cominciata da segretario del settore giovanile nel Varese di Colantuoni presidente e Fascetti allenatore per poi misurarsi con un bel numero di realtà calcistiche diverse una dall'altra (Monza, Bergamo, Venezia, Sampdoria) e una galleria di presidenti molto pittoresca. Chi conosce bene Beppe Marotta non dimentica nemmeno il suo impegno sul fronte politico per far riportare l'Inter nel salotto che conta del calcio italiano. Nella scelta degli allenatori, poi, ha mostrato il tocco magico. All'Inter trovò Spalletti col quale non mostrò una grande sintonia forse perché ne colse qualche eccesso nella comunicazione e qualche contraddizione di troppo nel rapporto con Icardi che portò addirittura alla rottura con l'argentino, poi piazzato a Parigi a cifre favolose per l'epoca. Puntò su Antonio Conte, conosciuto e apprezzato a Torino, e fu subito intesa premiata dai risultati: prima una finale d'Europa league e secondo posto in campionato, poi lo scudetto. E quando i sacrifici imposti da Zhang convinsero il tecnico pugliese a lasciare Appiano Gentile, la mossa successiva è stata egualmente preziosa. Marotta chiamò Allegri provando a fargli cestinare la parola data ad Andrea Agnelli. Incassò il no e si rivolse a Simone Inzaghi sul punto di accettare la conferma della Lazio. Perciò quella medaglia ricevuta a Istanbul dev'essere considerata molto più preziosa di tante altre.

Chi avrebbe scommesso un caffè sull'Inter finalista di Champions league a inizio stagione? Chi avrebbe puntato un euro sulla cavalcata europea partendo da un girone impegnativo con Bayern e Barcellona? Chi avrebbe pronosticato, da gennaio 2023, quel bel numero di derby col Milan vinti, anzi stravinti? Alla fine la medaglia di Istanbul può conservare il posto d'onore anche tra gli altri due trofei alzati, la supercoppa a Ryad e la coppa Italia a Roma.

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