Il New York Times incorona Balotelli: "È un fenomeno culturale"

Rory Smith, il corrispondente di calcio dall’Europa del New York Times, vola a Brescia per raccontare il ritorno di Balotelli nella sua città

Il New York Times incorona Balotelli: "È un fenomeno culturale"

Mario Balotelli è tornato a Brescia dopo l'"eselio" in terra francese. È tornato a casa. Li ha ritrovato la famiglia, gli amici e il calcio italiano, con i suoi pro e i suoi contro (vedi i buu razzisti di Verona). Ora nella città delle rondinelle sono anche arrivati gli americani, per comprendere il fenomeno Balo.

"Fenomeno culturale e non sportivo"

A raggiungere l'attaccante è Rory Smith, il corrispondente di calcio dall’Europa che è volato fino a Brescia per raccontare la vita di Mario, di cui scrive: "Non è possibile trattarla come quella di un semplice calciatore. È parte integrante della sua comprensione il fatto che si tratti di un giocatore di calcio italiano nero o, per dirla più chiaramente, del giocatore di calcio nero italiano. Non è stato sulla copertina di Time perché era un attaccante di talento ma a causa del significato culturale che gli era stato attribuito. Come dice un amico, in quel contesto, cosa sarebbe parso un successo? Poteva essere misurato in termini di gol e assist, o doveva essere misurato con un cambiamento sociale? Quanti gol avrebbe dovuto segnare, quanti trofei avrebbe dovuto vincere, per soddisfare le aspettative?”.

Inoltre, il giornalista del prestigioso quotidiano newyorkese racconta di un anedotto particola della vita di Balotelli: alle elementari, quello che sarebbe diventato calciatore dell'Inter, chiese alla meastra se anche il suo cuore fosse nero, spiegando che a casa cercava "levarsi col sapone quel colore dalla pelle". Smith spiega che i gesti, le polemiche e tutte le "ballotellate" sono provoca dal disagio di non sentirsi parte di qualcosa. E spiega: "'Gli è stato assegnato un compito che non aveva richiesto e che nessuno poteva portare a compimento', ha detto un suo amico. Alcuni si chiedono se forse il desiderio di vederlo come un totem del cambiamento in tutti questi anni non abbia creato aspettative poco realistiche; forse è sempre stato solo un buon attaccante, e non la prossima Sensazione del calcio italiano; forse abbiamo visto in lui qualcosa che non poteva essere".

Il pezzo, che Smith twitta dal suo profilo ufficiale, si chiude con: "In Serie A non è

trattato come un giocatore, ma un giocatore nero. È la spia della tendenza e il banco di prova cooptato come territorio in una guerra culturale. C’è sempre qualcuno pronto a farlo sentire come se non fosse a casa sua".

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