Nibali magico anche a cronometro. Il Tour è suo: "Non è un sogno"

Il siciliano quarto dietro gli specialisti nella prova contro il tempo. Ora resta solo la passerrela finale di Parigi: "L'emozione è da pelle d'oca". Entra nella storia: è uno dei sei ciclisti ad aver vinto Giro, Tour e Vuelta

Nibali magico anche a cronometro. Il Tour è suo: "Non è un sogno"

Manca solo lo champagne. Anche nella cronometro monstre Bergerac-Périgueux di 54 km Vincenzo Nibali dimostra di essere il migliore. Quarto posto finale alle spalle degli specialisti (1'58" dal re delle prove contro il tempo, il tedesco Tony Martin). Dopo una tappa corsa vestito di giallo dalla testa ai piedi per la prima volta in questo Tour, il siciliano si lascia andare. Abbandonando ogni freno e ogni scaramanzia: «Non è un sogno, ho vinto davvero». Lo Squalo si scioglie e si lascia andare alla gioia per la conquista del Tour de France: «È tutto irreale, il mio pensiero è per domani, sarà da pelle d'oca - spiega il messinese pensando alla passerella sugli Champs Elysées di Parigi -. Voglio gustarmi questa bellissima vittoria».

Una Grande Boucle dominata dal primo metro, con il primo avversario a '8, Jean Christophe Peraud, e il secondo, Thibaut Pinot, ancora più indietro. Due francesi sul podio, così magari s'incazzano meno per l'itliano che stravince sulle loro strade. Maglia gialla indossata alla seconda giornata con la sparata eccezionale nel finale di Sheffield. E poi tenuta sulle spalle per 19 giorni in totale, tappa di domani compresa, cedendola solo per un giorno al francese Tony Gallopin al momento della festa nazionale del 14 luglio. Gli scettici avranno voglia a sostenere che Nibali ha vinto questo Tour per mancanza di avversari, causa le cadute e i ritiri di Chris Froome e Alberto Contador. In realtà il siciliano si è presentato all'appuntamento in forma strepitosa, «Non potrà mai andare più forte di così» spiega il suo allenatore storico Paolo Slongo. Ha dato dimostrazione di classe, determinazione e ferocia sulle pietre di Arenberg, dando 2'35" a un Contador ancora in piena efficienza. E poi ha lasciato il suo marchio su Vosgi (Planche des Belles Filles), Alpi (Chamrousse) e Pirenei (Hautucam).

Praticamente senza mai sbagliare una pedalata e senza perdere un metro dagli avversari. Sempre davanti, rosicchiando secondi su secondi ogni giorno. Grazie anche al lavoro strategico e cruciale della sua Astana, pilotata alla perfezione dall'ammiraglia da Giuseppe Martinelli. Lo stesso ds che aveva fatto vincere l'ultimo Tour a un italiano, Marco Pantani. Era il 1998 e sono passati 16 anni.

Magnifico Nibali, fino alla crono finale. «Oggi volevo dimostrare di poter fare bene. Non era facile con questi lunghi rettilinei e ben poca salita. Non vedevo l'ora di arrivare» spiega lo Squalo. «Il mio pensiero è per domani, l'emozione di arrivare a Parigi è da pelle d'oca, la aspetto dalla prima volta che sono venuto al Tour. È tutto irreale per ora, devo abituarmi piano piano, ma il pensiero di aver vestito questa maglia dall'inizio, uno sforzo logorante, mi fa venire tanta voglio che arrivi domani». Lo aspettiamo tutti, un italiano che trionfa a Parigi.

Un italiano che si iscrive nel libro dei grandi, il club ristretto dei vincitori di tutte e tre le grandi corse a tappe: Giro, Tour e Vuelta. Eddie Merckx, Felice Gimondi, Jacques Anquetil, Bernard Hinault e Alberto Contador. Basta questo per lanciarlo in un'altra dimensione.

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