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Nibali: "Pioli & C. facciano come me. Ho vinto un Giro che pareva perso"

Il campione: "Certo, se avessimo due Gattuso sarebbe facile..."

Nibali: "Pioli & C. facciano come me. Ho vinto un Giro che pareva perso"

Più che in nome del padre, di Carmen: sua sorella. «Lei è la super tifosa del Milan, la vera malata di casa, ma se io ho a cuore quella maglia, lo devo a lei, che è la mia ispirazione». Così Vincenzo Nibali, 37 anni, uno che di maglie se ne intende, avendone vinte due rosa, una gialla e una rossa, e sincero tifoso del suo Milan, chiamato domani pomeriggio a contendere il derby ai cugini nerazzurri lanciati verso lo scudetto della doppia stella. «Se credo ancora nello scudetto? Certo che si. Chi fa sport, deve crederci sempre: fino in fondo. Io ho vinto il Giro 2016 che ormai era perso. Tutto sembrava ormai deciso, avevo quasi 5 minuti dall'olandese Kruijswijk che lungo la discesa del Colle dell'Agnello, finì fuori strada. In due giorni sono riuscito con la mia Astana e il mai dimenticato Michele Scarponi, che si sacrificò per me, a vincere una corsa ormai persa».

L'Inter di Simone Inzaghi, con tutto rispetto, non sembra però essere Kruijswijk

«È vero anche questo, sulla carta partono avvantaggiati, perché giocano per lo meno per due risultati utili su tre. Sono una squadra ormai consapevole della loro forza, matura e serena, ma nello sport non si può mai dire. In quel 2016, vinsi un Giro ormai perso, e persi un oro olimpico a Rio: mai dare per acquisito un risultato».

Quando è stato l'ultima volta a San Siro?

«Era il 2019, si giocava Milan-Inter, e la squadra di Antonio Conte vinse 2-0 con reti di Brozovic e Lukaku. Tornai piuttosto scornato, tra gli sfottò da parte di tanti parenti nerazzurri, ad incominciare dallo zio Franco, un inguaribile ultrà».

C'è un Milan che le è rimasto nel cuore?

«Quello di Sacchi e degli olandesi lo ricordo poco, perché ero davvero piccolo essendo nato nell'84. Ho negli occhi la finale di Champions a Manchester contro la Juventus, finita 3-2 per noi dopo i calci di rigore e Paolo Maldini che ci regala la sesta Champions».

Ha un giocatore del cuore?

«Gennaro Gattuso. Mi è sempre piaciuto per la sua tenacia, la sua determinazione: incarna lo spirito Milan. L'ho anche conosciuto. Per me è lui il rossonero ideale. Se ci fossero in squadra due come Gattuso, sabato potremmo giocarcela meglio e i cugini non avrebbero scampo».

In campo non avrete però uno come Ibra

«Così pare. Lui è una forza della natura. Pensi che il mio tecnico Martinelli, che mi ha rivoluto quest'anno all'Astana dopo 5 anni -, mi ha paragonato a Zlatan: Tu sarai il nostro Ibra!. Spero che abbia ragione, complimento più bello non poteva fare».

E se dovesse vincere l'Inter

«Per noi si farà più difficile, ma è chiaro che si deve proseguire a testa bassa, come facciamo noi corridori. Mai darsi per vinti fin quando non si è tagliato il traguardo».

C'è un episodio che porta nel cuore e unisce il suo essere ciclista con quello di tifoso del Milan?

«Non dimenticherò mai l'omaggio che mi fece Adriano Galliani. Quando vinsi nel 2014 il Tour de France, si fece fotografare al mare con una t-shirt bianca con riprodotta la prima pagina della Gazzetta dello Sport gialla e il titolo Roi Nibali.

Cose da milanisti veri!».

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