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"Noi in bolle, poi in funivia con estranei"

La Brignone, regina in carica, solleva il problema. E sabato c'è Sölden

"Noi in bolle, poi in funivia con estranei"

Meno sei all'alba, quella bellissima ai 3200 metri del ghiacciaio di Sölden, dove sabato prossimo ripartirà la coppa del mondo. Dopo tante albe vissute sulle Alpi per preparare la nuova stagione, nessuno quest'estate ha sciato nell'emisfero sud, si comincerà a spingersi fuori dal cancelletto per qualcosa di importante. Lo sci agonistico è abituato alle lunghe pause, questa però è stata veramente troppo: le donne hanno corso l'ultima volta il 29 febbraio, gli uomini il 7 marzo, vuol dire sette mesi e mezzo di attesa che, almeno per gli specialisti del gigante, finirà nel prossimo fine settimana. Si correrà a porte chiuse. Si vivrà in una bolla, anzi in quattro bolle, come vedremo. Ma pensateci un attimo: come si fa a immaginare una porta chiusa attorno a una pista da sci? Sul terreno di gara gli sciatori non arrivano da un tunnel come avviene nel calcio, nel tennis, nell'atletica, nel basket e in tanti altri sport. E se a Sölden per gareggiare davvero a porte chiuse basterà chiudere l'accesso - quindi la strada - che sale al ghiacciaio, per le prossime gare del calendario come si farà? Lo sci è fra i pochi sport i cui protagonisti si muovono, nei giorni di gara ma anche, anzi soprattutto, in quelli di allenamento, in mezzo alla gente comune. Il tragitto fra pista e impianti di risalita, o bar o parcheggio che sia, non è mai recintato. Gli appassionati possono avvicinare i loro beniamini, toccarli, farsi fotografare con loro. Racconta Federica Brignone (foto), che riparte da n° 1, in questi giorni in pista fra Hintertux e la Val Senales per la rifinitura finale: «Capita spesso di salire in cabinovia, o seggiovia, assieme a persone sconosciute. E quando i tifosi vogliono un selfie, si avvicinano con la mascherina, ma poi la tolgono per lo scatto. Per me nessun problema, il Covid 19 l'ho già avuto, senza sintomi, in primavera. Non ho paura, mi chiedo però perché quando ci alleniamo nessuno controlli, ma poi, nei giorni delle gare, saremo prigionieri della famosa bolla».

La bolla, appunto: può andare bene per gli sport citati sopra, anche se abbiamo visto che pure lì ci sono stati casi positivi. Ma nello sci, che a seconda delle condizioni di neve e tempo viaggia senza sosta da una località all'altra, come si farà a rispettarla? In inverno le stazioni non potranno chiudere al pubblico. La Coppa del Mondo serve proprio per promuovere il turismo invernale, quindi per alimentare l'economia e la vita di milioni di persone. (Apro in proposito una parentesi: la federazione italiana sport invernali, fra i cui obiettivi per statuto c'è proprio la promozione dell'attività sportiva, ha commesso un clamoroso autogol invitando alla conferenza di presentazione della stagione che celebrerà i suoi 100 anni di vita, il professor Galli. Al quale non è parso vero poter mettere in guardia sui rischi che si correranno aprendo le stazioni ai turisti, dimenticando che lo sci è uno sport che si pratica da soli all'aperto, bardati di casco, maschera, guanti, scaldacollo e quant'altro. Gli impianti di risalita? Non più pericolosi dei mezzi pubblici).

Chiusa parentesi, torniamo al nostro sci agonistico. Al rischio, questo reale, che durante la stagione si verifichino positività. Perché, come dicevamo prima, le squadre, gli addetti ai lavori della stampa, gli organizzatori e l'eventuale pubblico non potranno vivere nelle quattro bolle pensate per loro. Se qualcuno risulterà positivo non gareggerà, anche se starà benissimo. Per questa eventualità la federazione internazionale ha pensato a una regola di protezione dei punteggi per gli atleti che perderanno qualche gara causa Covid 19, o perché positivi o perché impossibilitati a uscire dal proprio Paese. Si fa di tutto per dare una parvenza di normalità, ma la stagione, inutile negarlo, sarà diversa. Agli atleti, ma non solo, serviranno doti di elasticità e adattamento. «La priorità sarà garantire la sicurezza di tutti, in pista e fuori, ma le gare si dovranno fare. Intorno alla coppa del mondo c'è anche l'industria, non solo quella turistica, tutti abbiamo la responsabilità morale di garantire visibilità allo sci» hanno detto in coro gli organizzatori delle tappe italiane presenti nel calendario della stagione che prevede a febbraio i campionati mondiali a Cortina.

Dita incrociate.

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