È il caso di archiviare, con affetto, il Gattuso calciatore. E magari di tradire anche una nostalgia canaglia per quel ragazzo calabrese capace di rincorrere chiunque, di prendere per il collo Joe Jordan, oppure di raddoppiare Oddo nella marcatura di Cristiano Ronaldo invitandolo a rialzarsi quando faceva moine. Quel Gattuso è stato unico e resta forse inimitabile perché con la forza del carattere e motivato al massimo, senza essere stato dotato da madre natura, è riuscito a vincere tutto, compresa la coppa del mondo a Berlino. Adesso è il momento di conoscere l'allenatore Gattuso. E, in perfetta traiettoria col suo temperamento, è bene licenziare aspettative estetiche, dimenticare piani impegnativi su tattiche e dintorni, per puntare invece su altri requisiti che Rino ha già annunciato durante la presentazione. «Ordine, disciplina e lavoro»: sono questi i suoi tre comandamenti dai quali è possibile che il Milan di domani, chiusa la parentesi della flemma di Montella, ricavi un comportamento sanguigno, un aspetto guerriero. Chi ha seguito il calcio allestito da Gattuso al Pisa prima in Lega Pro e poi in serie B sa benissimo che non dobbiamo aspettarci licenze poetiche né trovate da apprendista stregone. E che il suo pezzo forte è l'allestimento della fase difensiva mentre carente appare quella offensiva. Per questo motivo, probabilmente, l'accenno di ieri a Suso («sono molto curioso di allenarlo») non è casuale. È allo spagnolo che affiderà l'ispirazione per le trame d'attacco rimasto racchiuso nel bozzolo di Andrè Silva e inespresso nella mira di Kalinic.
Ha promesso di non rivoluzionare l'assetto trovato, il 3-4-3 perché Rino è dotato anche di buon senso e sa che stravolgere ancora una volta, dopo la rivoluzione estiva, il Milan avrebbe risultati indecifrabili. Trasmetterà elettricità, questo è garantito, a una squadra che è apparsa spenta, oltre che non ancora dotata del copione indispensabile.
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