Saranno Olimpiadi di serie A o di serie B? Solo il tempo lo dirà. Ma certamente Giochi che lotteranno contro il silenzio: il grande avversario. Atleti costretti a battersi in arene mute, in stadi deserti e che non esploderanno di gioia per una bella impresa: un silenzio pesante, più pesante di quanto abbia pesato sul calcio. Campionati e coppe europee hanno una continuità: perdi un anno ma poi c'è l'altro a riconciliarti con il pubblico. I Giochi sono il coronamento di un sogno e di un quadriennio. Qualcosa che tornerà, non tornerà? Chissà? Non è routine. Soprattutto per atleti delle gare individuali, che ne fanno l'appuntamento top di una vita sportiva. Più facile giocare insieme, diciamo di squadra, nel silenzio. Più difficile battersi da solo: il rumore della folla, il brusio della sorpresa, l'urlo dell'impresa trasmettono adrenalina. Regalano più forza nella solitudine. Invece il muro del silenzio. E così davanti al podio: il silenzio di medaglie che non verranno consegnate, ma ciascuno dovrà raccogliere. Anche le medaglie parlano, mentre finiscono al collo. E magari aiutano a sorridere anche se non è il metallo desiderato. Farà rumore il silenzio di sponsor che scappano da Giochi che ritengono dimezzati: questione di business. Appunto il silenzio dell'ipocrisia, ovvero di chi mischia sport e affari. Senza aver pietà di un movimento che lotta per dire: non sono battuto.
Il silenzio di una nazione che queste Olimpiadi non voleva più ed ora sopporta. Il silenzio di chi sarà costretto alla quarantena e urlerà nel vuoto la sua rabbia. Infine il silenzio di un mondo sconfitto dalla pandemia. Olimpiadi e così sia, ma ha vinto la pandemia.
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