Non cresce l'erba, dal web al cinema per ridare gli anticorpi al calcio

Da YouTube a Mtv. E al cinema. Un tifoso alla ricerca della verità sul mondo del calcio, alle prese con gli undici che portano in campo la sua passione. E che sembrano averla tradita

Non cresce l'erba, dal web al cinema per ridare gli anticorpi al calcio

Il calcio è malato, schiavo di chi lo corrompe. Legato a meccanismi che ormai hanno poco a che fare con uno sport basato su lealtà e voglia di vittoria, nel rispetto di una passione sana dei tifosi, è stato dichiarato morto più di una volta. Ma l'atteggiamento distruttivo di chi preferisce spargere il sale su Cartagine, piuttosto che curare il malato, non è l'approccio che dovrebbe essere seguito.

A grandi linee è questa l'idea che ha guidato la realizzazione di Non cresce l'erba. Serie pensata per il web, approdata soltanto in un secondo momento agli schermi televisivi, grazie alla scelta di Mtv di includerla nella sua programmazione autunnale, in qualche puntata - breve come il web richiede - racconta la ricerca della verità di Danilo, tifoso del Bari in caccia dei suoi deludenti idoli.

Un campionato si chiude con la sconfitta e la retrocessione. E lascia in testa più di un dubbio. La perplessità di chi non crede a certe sconfitte troppo clamorose. Prima ancora dell'inizio dell'indagine sul calcioscommesse, una piccola compagnia di produzione di Bari, appassionata tanto di cinema quanto della squadra biancorossa, decide di squinzagliare un tifoso sulle tracce degli ex giocatori, approdati nel frattempo ad altre squadre. Per capire. Per farsi dire in faccia se e come la sua passione è stata venduta al miglior offerente.

Totalmente indipendente, la Dinamo Film raccoglie una sfida. Lo spiega Ivan D'Ambrosio, il produttore. "La storia che grandi giornalisti avrebbero voluto raccontare l'ha raccolta una piccola società". Con tutti i problemi conseguenti, dalla difficoltà di reperire i fondi in poi. Ma anche con tutti i vantaggi di chi può parlare di un argomento difficile, rischiando di toccare una passione che ha per gli italiani abbastanza rilevanza da rendere complesso parlarne senza toccare in profondità sentimenti e passioni sedimentate.

Danilo Dell'Olio avvicina e affronta i miti, gli undici della rosa del Bari. Scopre giocatori che se in televisione sembrano sempre più adulti e maturi, in un faccia a faccia faticano ad uscire da un ruolo preimpostato, a confrontarsi con chi segue dagli spalti o da casa le loro imprese su un prato d'erba.

Tra solidarietà dei giornalisti sportivi, che al progetto hanno finito per appassionarsi, il viaggio di Non cresce l'erba è finito su Mtv, poi in un dvd con le puntate televisive della serie pensata per il web. E - fondi permettendo - diventerà un film, con il patrocinio della Commissione Film. Scopo di questa continuazione ideale della serie, dice ancora D'Ambrosio, uno scarto. Se la serie parlava di vicende in qualche modo locali, del Bari, anche se qualsiasi tifoso poteva rivedersi nella storia, il prossimo passo è indagare la realtà internazionale dello scommesse legate al mondo del calcio.

"L'offerta è articolata. Si scommette su un rigore, un'espulsione, il risultato al fischio del primo tempo. Capire che qualcosa non funziona - dice D'Ambrosio - è sempre più difficile".

E allora ecco il ruolo di sferza della serie. Catastrofismo? Tutt'altro. Bisogna vedere i problemi, guardarli bene. E poi decidere se il calcio che tanti amano ha gli anticorpi per riprendersi dalle sue debolezze. O ammettere una mancanza. E tamponare le falle.

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