Non si parla coi giornalisti. Stavolta il Conte furioso: l'ha fatta davvero grossa

Si è sentito offeso da un giornale e ha annullato l'incontro media L'Unione stampa sportiva e l'Ordine: «Intervenga la Procura»

Non si parla coi giornalisti. Stavolta il Conte furioso: l'ha fatta davvero grossa

Il Conte furioso non lo tiene più nessuno: all'Inter non conoscono domatori di purosangue, figuratevi se possono ammansire leoni affamati di autoreferenzialità. Antonio Conte si è letteralmente imbufalito per essersi sentito insultato (l'effetto Champions fa ancora male). Il cruccio, dopo due giorni, non si è proprio attenuato per una lettera comparsa sul Corriere dello Sport nella quale un lettore (pensano all'Inter: vero o presunto?) lo ha definito «esaurito» con seguito di valutazioni tecniche sul gioco. Italo Cucci, giornalista di pregiata carriera, ha risposto in modo tecnico al lettore, forse sottovalutando l'effetto della parola «esaurito» su un personaggio naturalmente agitato, talvolta esagitato, un po' scomposto nell'eloquio. E allora l'Inter, per evitarsi altri problemi e parole scomposte, ha deciso di assecondare l'allenatore e annullare la conferenza stampa solitamente tenuta alla vigilia delle partite. Insomma: ha voluto punire tutti i giornalisti, alcuni già in attesa ad Appiano Gentile. «Un messaggio ai media: serve rispetto», ha scritto la società. E qui non ci siamo più.

Il danno d'immagine per l'Inter è certo, benché oggi i club facciano ben poco per non rovinare l'immagine davanti alla stampa. Che dire di una società prona agli umori del tecnico? Se uno incassa sonanti danaroni deve saper presentarsi ai cronisti e dire con lucidità: «Vi spiego perché non sono esaurito». Mourinho magari esagerava anche di più nelle parole, ma si presentava (ad eccezione di tre mesi di campionato). Per tutti esiste libertà di stampa e pensiero. Vero che il mondo social sta mettendo a dura prova i protagonisti dello sport, triturando i nervi, mitragliandoli di insulti. Un mondo peggiore rispetto a tempi nei quali giornalisti e protagonisti potevano guardarsi faccia a faccia con botta e risposta.

Sul caso sono intervenuti Ussi (Unione stampa sportiva italiana) e Ordine dei giornalisti (gli uffici stampa non sempre sono iscritti all'Ordine, purtroppo) ricordando la libertà di informazione e per richiedere al procuratore federale un intervento sul comportamento non corretto del tecnico. Da troppo tempo si assiste al «dagli alla stampa» senza che vengano rispettate minime regole di convivenza: i giornalisti esclusi dalla conferenze, la difficoltà del poter intervistare atleti e allenatori: le tv firmano contratti di precedenza ed esclusiva, gli altri no. Esiste un regolamento su regole basilari per gestire conferenze stampa, sale e tribune stampa, che spesso vien dimenticato dai club. La lega di serie A si dice impotente con i club per tutto quanto non attiene l'ambito ristretto della partita. La conferenza stampa pre partita è un evento obbligatorio, ma la discrezione della società prevale sull'obbligo. Le tv pagano e ottengono più diritti. Nel caso dell'Inter esiste un contratto che garantisce due interviste alla settimana alle tv senza specifica sulla conferenza di vigilia.

Tutto questo però definisce un quadro: i club sono sempre meno collaborativi e dimenticano che la libertà di espressione (non gli insulti) di un lettore che scrive ai giornali o di cronaca e commento, rimane comunque un diritto che non va pagato. Semmai si subisce.

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