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Non solo invasione straniera. L'Italia ha esaurito la linea verde

Pochissimi under 23 nelle squadre di serie A, ma è anche un problema di qualità. I Chiesa e i Romagnoli giocano

Non solo invasione straniera. L'Italia ha esaurito la linea verde

Le migliori risposte arrivano sempre dal campo: il ct Mancini chiede un'Italia che guardi ai giovani, che non li metta in panchina, e quelli, per tutta risposta, si fanno rifilare un secco 3-0 dalla Slovacchia. Parliamo di Under 21, dunque della squadra che dovrebbe giocarsi il campionato europeo in Italia ed anche la qualificazione olimpica. Citiamo dalla formazione: Audero, Mancini, Calabria, Romagna, Murgia, Locatelli, Mandragora, Orsolini, Bonazzoli, Cutrone. Alcuni sono titolari nelle rispettive squadre, altri appena dietro i titolari. Eppure si squagliano. Mettiamoci pure le colpe del ct (Di Biagio), ma non raccontiamoci favole. Piuttosto torniamo alla morale della storia: non tutti sono Mancini, Vialli e compagnia sottoventuno che faceva luccicare qualità. E non tutti sono Bergomi, 20enne campione del mondo. E nemmeno Rivera, fenomeno a 16 anni. Ovvero il talento si coltiva o si riceve per grazia, ma ultimamente le mamme d'Italia hanno perso la ricetta.

I nostri giovani non crescono e neppure esplodono (bum!) perché non possiedono qualità assolute, sono canne al vento (grazie Deledda) ma non hanno linfa per irrobustirsi: ovvero capacità proprie e tecnici che le coltivino. I pochi che le dimostrano saltano subito all'occhio. Valga l'esempio di Chiesa, Romagnoli e, ultimo, Bernardeschi. Sono già titolari, o quasi, e c'è voluto poco per lasciargli la maglia al posto di qualche straniero più o meno costoso. Romagnoli ha conquistato la difesa del Milan, e la fascia di capitano, in meno di tre anni. Chiesa è apparso subito folgorante. Bernardeschi è l'esempio più attuale sulla qualità al potere: sta dicendo ai compagni juventini, gente da nazionale brasiliana, colombiana o argentina: fatti più in là, ci sono anch'io.

Mancini ct non è tanto diverso da Mancini allenatore di club: cerca grandi giocatori, però ha occhio vigile con i giovani. Gli piace sempre la giocata d'autore: lo fece all'Inter lanciando Balotelli e Bonucci, ci ha provato stavolta aggregando Zaniolo in nazionale e convocando Barella (anni 21) e Benassi (anni 23). E il Mancini ct che si lamenta è solo un furbacchione che gioca in attacco perché conosce i limiti della sua difesa (tattica adottata nel suo ultimo Napoli-Inter). Diamo un'occhiata ai titolari, giovani e italiani, nelle varie squadre: non risulta siano più di sette-otto quelli veramente di qualità. Il resto (panchinari compresi) è assortimento da rigattiere, nemmen da bigiotteria. In gioielleria c'è poco. Questa sì, è un'Italia che non produce. Perfin le piccole squadre vanno in difficoltà. Il Sassuolo è votato all'italianità, 2° in classifica, annovera in rosa 8 under 23, ma solo 2 titolari. L'Atalanta conta 7 under: un solo titolare. L'Inter, secondo abitudine, ha cancellato gli italiani under anche per sopperire a questioni di bilancio, ma nell'ultimo decennio ha sfornato valanghe di giovani senza mai trovarne qualcuno per farne un titolare (eccezion per Balotelli). In serie A (Milan escluso) nessuna squadra concede fiducia a più di due under 23. Qualcuno dirà: gli italiani costano troppo. Se Gagliardini vale 25 milioni, meglio uno straniero giovane.

Ma è anche vero che gli italiani valgono poco e i tecnici giovanili lavorano all'ingrosso.

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