La notte folle che trasformò Garcia in Zeman

Rudi Zeman? Ripensando a quei maledetti ultimi sette minuti della Champions romanista è chiaro il gioco e, insieme, l'accostamento

La notte folle che trasformò Garcia in Zeman

Rudi Zeman? Ripensando a quei maledetti ultimi sette minuti della Champions romanista è chiaro il gioco e, insieme, l'accostamento. Più che una notte pazza della squadra è stata una notte scriteriata del suo allenatore, perché il calcio si porta appresso certe storie che puntualmente si verificano. La Roma bella e sfacciata, che aveva ribaltato risultato e avversario, non l'ultimo della tribù ma il Bayer Leverkusen, è finita vittima della presunzione di Garcia. Quando si segnano quattro gol fuori casa non si può perdere, come ha rischiato la squadra nell'ultimo respiro, ma nemmeno pareggiare, soprattutto se, a sette minuti dal fischio finale, erano due i gol di vantaggio. Qui Garcia ha voluto far vedere di avere le idee chiare: invece di difendere la vittoria ha dimostrato di volerla lucidare, ha inserito, al posto di Gervinho, topo tra le gonne del Bayer, Dzeko (con le istruzione tattiche su un bigliettino da consegnare a De Rossi), una statua da tempo fuori dalla comitiva e, come ultima ciliegia, anche Iturbe rilevando Florenzi, dunque concedendo metri in più agli avversari.

Inutile sostenere che «è mancata la cattiveria in area dei tedeschi», come ha detto lo stesso Garcia. No, è mancata l'intelligenza in panchina, intelligenza in senso etimologico, cioè saper leggere quello che stava accadendo a una squadra assoluta dominatrice e dunque capace di saper gestire il vantaggio, appunto proteggendolo, non tanto chiudendosi in difesa ma non dando all'avversario l'idea di poter rimontare.

Poi ci sono gli errori dei singoli, si dice così, fanno parte dell'imprevisto e imprevedibile anche se si dovrebbe spiegare perché mai si sia investito patrimonio su Rudiger, forse perché è straniero, tedesco, e costerà, per il riscatto, nove milioni di euro. Il suo colore della pelle è una volgarità ignorante pronunciata da Stefano Eranio, opinionista (ormai tutti gli ex calciatori hanno trovato un posto di lavoro) per la televisione svizzera che l'ha immediatamente licenziato.

Vorrei ricordare allo smemorato Eranio quale sia il colore della pelle di Edson Arantes do Nascimento e quale il colore di Gullit, Rijkaard e Weah senza i quali, questi ultimi, lo stesso Eranio sarebbe rimasto un ordinario centrocampista, difficilmente oggi opinionista. Rudiger ha la colpa di un ventiduenne messo assieme a nuovi compagni, il resto è Pjanic, cioè l'arte del football, la genialità, la perfezione di stile, l'essenzialità del calcio. Pjanic non piaceva a Zeman. Appunto.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica