Tentare non nuoce. Lo sostiene un antico proverbio e lo reclamizza Adriano Galliani prima di volare verso Barcellona con un ritardo biblico (3 ore) causato dallo sciopero dei controllori di volo francesi. «Non partiamo battuti, ci proviamo» garantisce il dirigente con quel suo ghigno satanico sfoderato tutte le volte in cui la cronaca calcistica fa compagnia alla possibile pagina di storia tutta ancora da scrivere. «Nelle tre precedenti partite, il Barcellona ha sempre fatto fatica contro di noi» insiste il vice-Berlusconi che è affezionato in modo particolare all’appeal della sfida e alla carriera europea del club.
«Siamo pronti» è il motivetto cantato da Allegri da una settimana, a dispetto di un gruppo particolarmente affaticato dalla striscia di prove e non ancora perfettamente ristabilito nei suoi esponenti più famosi e magari anche più datati. A volte è cosa buona e giusta rinfrescare la memoria collettiva: Thiago Silva è uscito dai radar, Van Bommel ha ancora una schiena dolorante, Nesta e Abate hanno interrotto l’allenamento, il primo è in dubbio, il secondo non ci sarà, Cassano ha avuto via libera dalla commissione medica per allenarsi seriamente, Pato è tornato dagli Usa con un pass destinato alla panchina.
Tentare non nuoce è il motto del Milan per questa notte che può chiudere i conti della Champions e spalancare le porte di una semifinale inattesa. Senza stravolgere la realtà, naturalmente. Perchè Allegri stesso è il primo a sapere che di fronte ha il Barcellona, qualcosa più di un’armata calcistica, «la squadra più forte al mondo» ripete fino alla noia. «Troveremo il miglior Barcellona della stagione» è il suo convincimento. Perciò pensare di dominarlo da cima a fondo non è un piano strategico attendibile. Nessuno, in giro per il mondo, è stato capace fin qui. Con una sola eccezione, vecchia di due anni. Solo all’Inter di Mourinho riuscì l’impresa nell’aprile del 2010, con una mitica resistenza in dieci contro undici.
Semmai, come continua a sostenere da giorni il livornese, è possibile «spezzare la partita in due o tre periodi, giocando e interpretandoli in modo intelligente». Frase eloquente che si può tradurre così: sappiano che toccherà soffrire per arginare il calcio del Barcellona e le serpentine di Messi ma quando poi toccherà al Milan prendere l’iniziativa, allora bisognerà essere spietati. La metafora dell’incudine e del martello può essere illuminante. Difendersi in modo esclusivo e ossessivo non è da Milan e nemmeno da Allegri. Tutte le volte che lo ha fatto rinculando pericolosamente davanti all’area ha subito gol e si è lasciato rimontare. Perciò è il caso di lasciare fuori dall’albergo di Barcellona anche quel che resta del duello con la Juve, destinato secondo Allegri «a durare fino all’ultimo turno del campionato anche se avessimo avuto più punti di vantaggio», la sua convinzione che è una parola dolce-amara dopo le polemiche dei giorni precedenti. Per dedicarsi in modo esclusivo al Barcellona riscuotendo dalla sfida di San Siro tutta l’autostima necessaria per tentare l’impresa.
«O affronti gli spagnoli come squadra, altrimenti ti fanno a pezzi» è il monito di Ambrosini, il capitano che ricaccia indietro il fantasma di una marcatura a uomo per Messi, «non puoi fermarlo con un uomo solo, ma solo giocando da squadra». I milanisti devono riaprire la gabbia utilizzata a San Siro, nella speranza che l’argentino caschi dentro. Una settimana prima la responsabilità del fiasco finì sul prato indecente dello stadio, questa sera il prato è perfetto. Per tentare l’impresa, il Milan deve utilizzare tutte le armi a sua disposizione, senza escludere la panchina la cui composizione può diventare fondamentale. Perciò la candidatura di Pato è tornata di grande attualità («Potrà giocare 20 minuti» è la previsione di Allegri). Di sicuro il Milan deve attingere forza anche dalla storia.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.