Un Napoli a corto di benzina nelle gambe e nella testa, oltre che orfano di Higuain, stecca ancora contro una delle «piccole» del campionato. Altri due punti gettati al vento nel weekend in cui anche la Roma aveva rallentato la marcia, il tutto alla vigilia della sfida diretta del San Paolo. A Livorno un rigore di Mertens procurato da Pandev - il sostituto del Pipita ma ovviamente non all'altezza dell'argentino - illude la squadra di Benitez, poi il rocambolesco pareggio con la deviazione sfortunata di Reina nella propria porta sull'iniziativa di Mbaye. Nel secondo tempo meglio i labronici che trovano un punto pesante in chiave salvezza. A Firenze va in scena la protesta contro gli arbitri da parte del popolo viola. Venticinquemila tifosi della Fiorentina hanno lasciato vuoti gli spalti del «Franchi» per dieci minuti durante la sfida con la Lazio. I biancocelesti sbloccano il match dopo 5 minuti con Cana e difendono con i denti il prezioso successo che allontana la squadra di Montella dal terzo posto. Rallenta il Verona, fermato in casa dal Bologna, successi per le due genovesi: pesante quello della Samp a Torino. Il Parma coglie il 14° risultato utile di fila.
Cosa vi serve ancora per chiudere il libro del campionato? Date ascolto a Tevez e Llorente, due che non ti permettono di mettere le mani sul gioiello loro che oggi si chiama Juve, poi tradurrete con scudetto. Ve lo dice anche il Milan arrembante, rabbioso, orgoglioso, ma poi messo in ginocchio come un pugile generoso e solido, pescato da uno sventolone al volo. Che poi gli sventoloni siano stati due è frutto del cinismo del pallone e della bellezza della Carlitos way.
Eppure c'è stato un momento in cui la Juve si sarà detta: se questa fosse stata la rumba di tutto il campionato, sai che faticaccia finirlo in testa. Il Milan era scatenato nella caccia alla palla, al gol ed alla superiorità fisica non solo tecnica. Buffon e Bonucci che si scambiavano sguardi preoccupati, eppoi manate di soddisfazione ad ogni pericolo sventato. Difficile vederli così preoccupati ed esaltati. San Siro aveva l'aria dei grandi momenti, delle sfide che ti attanagliano, il tifo milanista urlava nel soffio di vento come accompagnasse le folate della squadra sul campo. Era buon calcio, vivo, vero, finalmente il calcio che un campionato vorrebbe. Quest'anno se n'è visto poco. E il week end ci ha fatto sfogliare l'album del credo e non credo, delle squadre vere e di quelle che non sanno staccarsi dal filo dell'equilibrismo.
La Juve ha cominciato la partita più rassicurata dalle pochezze avversarie: la Roma che si incarta con l'Inter, il Napoli che fa anche di peggio. Non c'è null'altro da cui sentirsi minacciati. La Fiorentina servirà per un trittico che vale altro oro, non solo quello del campionato. I punti di distacco, la classifica, ma anche il tabellino delle partite vinte, i gol segnati e subiti dicono già molto: della Juve e delle avversarie. Ma poi assaggi il Milan, questo Milan e ritrovi un Inferno che avevi dimenticato. Ti dicono, il Milan e il campionato, che forse l'unica vera avversaria della Signora poteva essere questo Diavolo sempre un po' incrinato nel suo assetto difensivo, ma molto più credibile nel gioco d'attacco, nella veemenza dell'aggredire, in quel centravanti con la maschera tanto più rampante e preoccupante del Balotelli che fa marketing, ma non fa gioco di squadra. Chissà se Prandelli avrà ascoltato la musichetta di quella litania calcistica: un centravanti vero che ha messo i brividi alla sua difesa preferita. Bonucci sempre in difficoltà, Buffon con gli occhi grandi di tensione e le mani spalancate. Morale della serata: varrebbe la pena fidarsi di Pazzini e portarselo in Brasile e diffidare di Bonucci. Ma così non sarà. E che dire di Pirlo che ha sofferto finché Poli gli è stato addosso? Seedorf non ha dimenticato i limiti dell'ex compagno. E se qualcuno copiasse?
Eppur la Juve può solo ringraziare per quanto le ha detto la serata: per fortuna sua il Milan è lontano, la capacità di sopportazione della pressione avversaria si è alzata. Soprattutto nei momenti in cui non tutti girano (Pogba va rivitaminizzato) e non tutto riesce facile. Il Milan è stato molto più pericoloso e preoccupante di quanto lo siano stati Napoli e Roma. Ma, a dimostrazione che la Signora, è un killer perfetto, ecco il gol di Llorente che ha ricalcato qualcosa di quello di Vidal che cominciò ad aprire le difese della Roma il 5 gennaio: quella volta al primo varco la Juve si infilò e stroncò il buon giocare romanista. Qui ha messo di più e c'è riuscita alla seconda occasione. Ma il marchio Juve non si scolora. Allora, come ieri, Tevez capo Apache forte delle sue reti e dei suoi assist, ieri al suo debutto con il gol a San Siro, l'unico dei grandi stadi che gli mancava. Squadra che non bada alle mezze misure anche nei falli: scesa in campo con quattro diffidati (Pogba, Tevez, Llorente, Pirlo) non si è lasciata intimorire da cattivi pensieri.
Pirlo ammonito e quindi squalificato per domenica prossima? Ci sarà un altro. Contava giocarsela ieri, quella era l'ora: l'ora dello scudetto o quasi. Voleva saperlo dal Milan. E il diavolo ha fatto le pentole ed anche il coperchio al campionato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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