nostro inviato a Torino
Comunque vada, è la notte di Paulo Dybala. Lo è se gioca, lo è se non gioca. Senza Mario Mandzukic, il numero dieci bianconero può riprendersi tutto con gli interessi. Dopo una stagione difficile, in cui spesso è finito ai margini, soprattutto dopo la scena muta al Wanda Metropolitano. Pochi minuti al ritorno con l'Atletico Madrid così come contro l'Ajax all'andata. In quella Champions che pure sembrava averlo consacrato all'altezza di Cristiano Ronaldo e Lionel Messi. Succedeva due anni e cinque giorni fa. Infatti era l'undici aprile 2017: con una doppietta al Barcellona, sembrava essersi messo l'Europa ai suoi piedi. Fu un'illusione perché il numero dieci bianconero si è rivelato una meteora che non ha saputo più confermarsi dopo l'incubo di Cardiff. E questa stagione con l'arrivo di CR7 è andato incontro a una crisi esistenziale, con quel ruolo di tuttocampista che Massimiliano Allegri ha provato a costruirgli come un vestito su misura. Tre gol appena, segnati in questo duemiladiciannove, più che un inno alla Joya, sono un inno alla tristezza. Il sentimento che traspare da ogni cosa che fa l'argentino. Che sia una giocata tentata oppure una sostituzione come successo contro il Milan. Peggio ancora se deve entrare dalla panchina come successo alla Johan Cruijff Arena. Un'indolenza che nell'ambiente bianconero non è passata inosservata.
Eppure Pavel Nedved qualche settimana fa avrebbe provato anche a tranquillizzarlo sul futuro, sulle voci che lo volevano coinvolto in uno scambio con Icardi o comunque in partenza dalla Juventus. Che fossero di facciata o meno quelle rassicurazioni lo dirà la prossima estate. Intanto stasera potrebbe essere l'occasione giusta per spazzarle via più che a parole con i fatti. Per riprendersi un pezzo di quella Juventus soprattutto sua, prima dell'arrivo di Cristiano Ronaldo, che ha fagocitato tutto, anche Dybala. Se toccasse a lui, sarebbe anche capitano in una notte che può cambiare il destino. Manca Chiellini, manca Mandzukic, e la fascia, i gradi andrebbero a quel numero dieci che alla Juve significa Sivori, Platini e Del Piero. Un'altra scarica di adrenalina, per un giocatore che ne avrebbe bisogno in quantità industriali. Questo se dovesse giocare, segnare, essere decisivo o almeno determinante. Insomma tornare a essere la Joya. A Ferrara non ha brillato, eufemismo, ma ha giocato novanta minuti, preziosi per la messa a punto.
E' pronto, ma sarà la sua notte anche se dovesse stare a guardare. Se Allegri dovesse preferirgli Kean, una tentazione viva per il momento che attraversa l'azzurro, o peggio ancora alzare Cancelo sulla linea degli attaccanti, per la Joya sarebbe come un capolinea della sua avventura in bianconero. O almeno sarebbe un duro colpo al suo morale, già messo a dura prova dal fatto che Bernardeschi ha messo la freccia in quella posizione ibrida del campo che Dybala non ha mai assimilato. Se anche in attacco dovesse venire scavalcato dal baby Kean nel giorno in cui Mandzukic si chiama fuori, progettare un futuro in bianconero richiederebbe un grande sforzo.
Allegri ha tenuto aperto il ballottaggio, anzi lo ha allargato a una terza soluzione. Però a favore di Dybala gioca un precedente: la notte dell'Old Trafford, contro il Manchester United. La più bella Signora in Europa prima della remuntada contro il Cholo Simeone. Finì uno a zero: assist di Cristiano Ronaldo, gol di Dybala. L'unico momento vero in cui i due fenomeni hanno brillato della stessa luce.
E senza il fisico di Mandzukic, l'alternativa migliore potrebbe essere la tecnica di Dybala contro i ragazzini terribili dell'Ajax. La storia bianconera della Joya rischia di finire per inerzia, ma c'è l'occasione di raccontare un capitolo che potrebbe essere solo un altro inizio.DPis
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