Tennis

Novak e la "maledizione australiana"

Un anno fa la vicenda No-Vax, poi le liti in famiglia, ora l'infortunio

Novak e la "maledizione australiana"

La partita tra Novak Djokovic e l'Australia non è finita. Non tutto il Paese s'intende, ma alla vigilia del primo Slam della stagione di Melbourne, sta un po' succedendo di tutto.

Un anno fa: la vicenda di Nole No-vax che finisce agli arresti, e poi viene espulso, per aver tentato di entrare nel Paese con documenti non a posto. Un anno dopo: il ban di tre anni imposto dal giudice viene cancellato, il campione serbo torna down under celebrato e acclamato, molto nervoso tra l'altro come gli capita quando il momento è di quelli importanti. Vince ad Adelaide, nella finale contro Korda durante la quale caccia dal suo angolo il manager Dodo Artaldi e il fratello Marko, colpevoli di chissà che cosa. Alla fine ammetterà di averla fatta grossa («Grazie al mio team che mi ha supportato e anche sopportato nei momenti difficili, che oggi sono stati tanti»), ma non è abbastanza - non lo è mai - per chiudere la faccenda.

Ieri ecco l'intervista a Channel Nine, nella quale mette le cose in chiaro: «Molte persone hanno un'idea sbagliata di quello che è successo un anno fa. In altri due o tre sono entrati in Australia dieci giorni prima di me con esattamente la stessa esenzione che avevo io. Stavo solo seguendo le regole: la mia esenzione è stata verificata da un organismo indipendente e da un gruppo di medici. Tutti i documenti erano validi. Po la cosa è sfuggita di mano e sono stato etichettato come questo o quello. Le bufale erano molteplici e non sono riuscite a far prevalere la mia verità. Ho capito l'odio degli australiani nei miei confronti, visto quello che hanno passato in pandemia: la colpa è stata dei media». Ci sarebbe anche un documento - diciamo così - mal compilato e indispensabile per l'ingresso alla frontiera, ma pazienza (in fondo è sempre colpa dei giornalisti a tutte le latitudini). Però si capisce che aria tiri.

Djokovic, infatti, nel frattempo fa sapere di essere nel primo consiglio della Ptpa, l'associazione da lui fondata alternativa all'Atp con (ora) otto giocatori nell'esecutivo e lui come capopopolo. L'obbiettivo è chiaro: tornare ad essere il numero uno, cominciando sul campo dagli Australian Open.

Poi all'improvviso ecco la notizia che, allenandosi con Medvedev, Novak si è fermato per un problema al ginocchio. Niente di grave («solo precauzione», ha detto): ma non è che alla fine l'Australia vince di nuovo la partita?

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