Ci voleva l’one man show.Clemente Russo l’ha capito e stasera si giocherà la battaglia per l’oro. L’ha capito quando due cazzotti gli hanno piegato le gambe. L’arbitro ha contato due volte, il punteggio era da biglietto di ritorno in Italia. Ci voleva un po’ di cinema e, naturalmente, qualche pugno ben dato. Nel primo caso Russo è un campione del mondo, carriera assicurata da qui all’eternità. Nel secondo ha qualche problema. Ha cominciato a mulinare le mani sull’avversario e verso Damiani: che tutti vedessero.L’avversario, un lungone dell’Arzebaigian che si chiama Teymur Mammadov, è andato in tilt: fisico prima che pugilistico. Aveva sparato cartucce per due round, picchiato anche, portato a casa un 9-6 che stava un po’ strettino. Diciamo, in piccolo, un Foreman-Alì (solo un esempio, non siamo ancora da psichiatria d’urgenza):Alì che subisce botte finché non ne viene fuori quando l’altro è stanco.
Russo ci ha provato, ultimo round da reselvaggio,l’avversario subisce un conteggio, lui rischia il richiamo ma poi l’arbitro fa uno per uno, un po’ di svolazzi e pugni ed ecco il babbà. I giudici hanno capito che il tipo è simpatico, un peccato perderselo così, hanno abbondato in manica larga (o in manica stretta per l’avversario, tanto che gli azeri hanno presentato un reclamo poi respinto). Un’oretta prima erano stati severi con Vincenzo Mangiacapre. Qualcuno se ne sarà accorto e Tatanka se n’è goduto l’effetto. «Alla faccia dei gufi, a morte i gufacci» ha preferito pensare Russo. Effervescente e trascinante,molto più bravo nelle chiacchiere che con i pugni. «Ho messo cuore e testa per questo ho vinto. Il cuore è la voglia di fare. La testa è la motivazione per arrivare».
Ma questa finale chiude un cerchio iniziato nel 2007. Lo pensa anche lui: «La maturità sta diventando vecchiaia». A Pechino perse la finale e gli rimase la medaglia d’argento. Stavolta serve l’oro.Se la vedrà con l’ucraino Usyk, un tipaccio scorbutico. «Finale annunciata », spiega. «Nella categoria Usyk è il numero uno ed io il numero due. Lui vorrà confermarsi campione del mondo, io voglio prendermi quello che mi manca da quattro anni». Damiani l’aveva detto fin dall’inizio: «Vedo Russo verso la finale».E ieri ha confermato: «Clemente, all’ucraino facciamo una faccia così! Che nemmeno si riconoscerà».
Ma Russo non è l’unico italiano in corsa per l’oro, perché Roberto Cammarelle ha vinto la semifinale dei supermassimi. Era sfavorito, veniva da una stagione complicata per via dei problemi fisici ma la sua boxe chirurgica ha ribaltato il pronostico contro Medzhidov. Due riprese simmetriche, la prima a favore dell’azero, la seconda di Cammarelle. Nella terza il 3-2 decisivo. Domani può confermare la vittoria di Pechino, unico azzurro di tutto il movimento con questa chance.
Con Vincenzo Mangiacapre invece i pugni fanno futuro. Sconfitto dal cubano Iglesias Sotolongo, un tipo difficile e bravo. I due si erano già affrontati in Italia e l’azzurro aveva perso, mollando al terzo round. Così è stato anche stavolta. Giudici molto severi nei primi due round: Mangiacapre schiva molto, l’altro tira pugni ma pochi a segno. Il ragazzino si è lasciato un po’ andare e il cubano ha chiuso con squillo di tromba. È rimasto un buon retrogusto: Mangiacapre ha varietà difensiva e un colpo d’occhio da vecchia scuola pugilistica. Quella dei pugili veri e non dei robot da macchinette.«Ci hanno trattato un po’ male i giudici, però… », Damiani lascia il discorso a metà. «L’esperienza dell’altro ha contato. Vincenzo deve restare dilettante e vedrete tra quattro anni”. L’interessato ci penserà, ma pensa già in grande. Sentite un po’:«Ho preso la medaglia che tutti si aspettavano. La mia boxe fa spettacolo e qui sono il pugile che ha dato più emozioni».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.