Orgoglio mondiale e ko. Non è Ciro la via del gol per l'Italia in emergenza

Immobile rivendica la maglia da titolare in Qatar, poi va a casa per un guaio muscolare

Orgoglio mondiale e ko. Non è Ciro la via del gol per l'Italia in emergenza

Il suo destino è sudarsi la maglia azzurra, nonostante le sei stagioni di fila con uno score da doppia cifra realizzativa. Anche con Sarri in panchina ha infatti già tagliato il traguardo di 10 reti in A dopo appena 12 gare. Ieri era arrivata la sua candidatura ufficiale per il Mondiale («in Qatar sarò io il centravanti, è il mio sogno»), ma intanto non potranno essere i suoi gol a portarci. Evento che avrebbe rappresentato per Ciro Immobile la chiusura del cerchio dopo la notte di Milano di 4 anni fa con la cocente delusione del mancato pass iridato.

Il rapporto tra l'attaccante della Lazio e l'Italia continua a complicarsi, prima per la scarsa vena realizzativa (con un gol ogni tre partite e mezza) e le critiche impietose («le accetto ma non accetto la cattiveria, sembrava che non facessi nemmeno parte dei 26 che hanno vinto l'Europeo...», così ieri l'attaccante laziale), ora per gli infortuni: l'ultimo al muscolo soleo della gamba sinistra. Niente Svizzera, con la possibilità di essere protagonista nella gara chiave sul «suo» campo dell'Olimpico, e niente Irlanda del Nord.

Così saranno cinque le gare consecutive in azzurro nelle quali Ciro ha dovuto marcare visita: prima l'affaticamento di settembre che gli fece saltare la sfida con la Lituania, poi la lesione alla coscia destra che gli negò la possibilità di giocare la Final Four di Nations League a ottobre. Una gatta da pelare in più per Roberto Mancini, già alle prese con molti assenti e alcuni elementi della rosa acciaccati e in bilico per le due gare decisive. E oggi che il dibattito è su un altro grande centravanti, quel Paolo Rossi a cui la Figc insegue il difficile obiettivo di intitolare lo stadio Olimpico, il ct continua la caccia disperata a un 9 di ruolo affidabile: dietro Immobile e Belotti, che pure vantano solo 8 gol a testa nell'era di Mancini, non c'è ancora un erede. Con l'attaccante della Lazio che pur tra le critiche non sembra avere rivali. A iniziare dall'amico granata. Lo juventino Kean (4 reti in azzurro, ma appena 2 in campionato) non gioca mai e non è stato convocato in questa tornata, baby Raspadori - quello che per caratteristiche più si avvicina al Gallo e a Ciro - è ancora a zero reti in A, persino Scamacca è a quota 2 come Belotti (ma il granata è alle prese con infortuni e un difficile rinnovo di contratto). Il miglior centravanti italiano dopo Immobile a livello realizzativo è Mattia Destro (6 gol) fuori dai radar azzurri dal 2014 dopo due anni con otto presenze e scarsa considerazione dei ct dell'epoca Lippi e Conte.

Mancini potrebbe dunque rispolverare nuovamente la soluzione del falso nove (testato ieri in allenamento), che finora non ha però dato i frutti sperati: Insigne - vicino al divorzio con il Napoli - ha segnato in campionato solo su rigore, Chiesa ha un solo centro all'attivo, Bernardeschi nemmeno quello.

E poi Berardi, cinque reti in A ma un digiuno in azzurro di nove gare prima del gol al Belgio nell'ultima sfida. Ci sarà un motivo se da quasi mezzo secolo i tre migliori realizzatori con la maglia azzurra (Riva, Meazza e Piola) non sono mai cambiati...

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