Alle origini della favola Pernat: "Vi racconto come scoprii Valentino"

Il grande team manager: «L'Aprilia che non lo voleva, ma in pista vidi un vero artista»

Alle origini della favola Pernat: "Vi racconto come scoprii Valentino"

«Pronto, Carletto?»

«Pronto.»

«Allora vieni a vederlo?»

«Belìn, Graziano, te l'ho detto: non lo so. Non-lo-so. Quante volte te lo devo ripetere? Vediamo, appena riesco a liberarmi ti chiamo.»

«Allora ci conto?»

«Sì, sì. Ciao.»

«Ciao. Ci conto, eh?»

Valentino deve tutta la sua carriera al papà. Dicono che Graziano Rossi sia una gran testa di cazzo, ma non è mica vero. È merito suo se il ragazzo è diventato il più grande campione di sempre: bravo Graziano, parola di Carletto. Nel 1995 mi ha veramente frantumato le palle, telefona un giorno sì e l'altro pure: io lavoro in Aprilia, vuole che veda il suo Valentino per poi fargli un contratto. Sono sincero, sono veramente tentato di mandarlo affanculo. Ma Graziano è un amico, l'ho conosciuto e frequentato sui circuiti di tutta Italia e c'era dell'empatia. Perché è un pazzo scatenato come me. (...) «Vieni a vederlo, ti prego: non te ne pentirai.»

«Va bene. Ci vediamo domenica a Misano» (...)

Un elettrico paggetto

Il ragazzino era piccolo, con capelli biondi da cherubino. Sembrava un paggetto ma era tutto elettrico, non stava fermo mai: con le mani, con gli occhi, con la bocca (...) Quel giorno vado a Misano, come promesso: la pista preferita da Valentino, la prima dove ha corso nella sua vita, nel '92, con una tuta del padre che gli stava enorme. Insomma, lo vedo (su una 125, ndr).

«Kevin Schwantz.»

«Come hai detto, Carletto?»

«Niente, Graziano. Niente.»

Faceva delle traiettorie incredibili. Andava dritto dove gli altri giravano. Passava in punti della pista infischiandosene della logica, delle leggi della dinamica. Osava. Inventava. Pennellava sulla tavolozza d'asfalto (...) Il giorno dopo ho incontrato il capo (Ivano Beggio, patron Aprilia, ndr). «Un contratto triennale, Carletto? Ma ti xé mona, ciò? E chi élo, 'sto Rossi?» «Fidati, Ivano.» (...) Restava da convincere la famiglia Rossi: che non aveva molti soldi, mi ero informato. E allora ne ho approfittato. Non tanto per l'ingaggio, quanto per la durata del contratto: tre anni. Trenta milioni di lire per il 1996, poi 90 per il 1997 e 180 per il 1998. Avrebbero potuto ottenere di più, e per un periodo più breve. Ma erano strafelici lo stesso (...) Graziano aveva una strana luce negli occhi, a un certo punto ho pensato gli venisse da piangere (...)

La mamma più dolce del mondo

In realtà il primo contratto professionistico di Valentino fu una cosa abbastanza strana, perché Graziano e Stefania erano già separati. E allora prima ha firmato il papà, poi la mamma. Stefania Palma è sempre stata bellissima. Di una bellezza dolce, tranquilla. Accogliente, serena (...) Valentino viveva con lei e le è sempre stato legatissimo. Stefania è la confidente, la migliore amica. Stefania c'è sempre. Ed è come se trasmettesse delle vibrazioni positive, che immediatamente ti rilassano. Ti fanno sentire migliore. È successo anche a me, quel giorno che ci siamo incontrati in un ristorante di Tavullia. Le ho mostrato il contratto, lei lo ha letto velocemente e ha firmato. Senza fare domande. Non aveva paura, era contenta (...) Insomma, ho preso Valentino. (...)

La bambolina da prima pagina

Sì, era proprio il '97. E i giornali cominciarono a pubblicare delle fotografie di Biaggi con Naomi Campbell. Paginate sulla relazione tra il pilota romano e la modella. La cosa faceva impazzire Valentino, ma non di invidia: è che lui voleva assolutamente provocare Max per poi ucciderlo sportivamente, schiacciandolo prima ancora dal punto di vista psicologico (...) È andata così, che a un certo punto mi chiama: «Carletto, conosci Naomi Campbell?» «Sì che la conosco. È una modella famosa. Dicono si sia messa con Biaggi.» «Ecco. E chi è l'altra modella più famosa in questo momento?» «Claudia Schiffer.» «Esatto. Per favore, Carletto: me la porti Claudia Schiffer al Mugello?» (...) Riesco a rintracciare la manager della Schiffer, una donna che parla come una calcolatrice: mi dice che la modella è disponibile ad accompagnare Valentino al Mugello, e che il prezzo è 50 milioni di lire più aereo privato, truccatrice, assistente, spese di alloggio e roba simile. Torno da Ivano Beggio. Che quando sente quella cifra salta dalla sedia: «Sei scemo. Niente da fare.»

E adesso? Torno da Valentino, gli spiego. Siamo lì che ne parliamo anche con Uccio, lui si rosicchia le unghie per il nervoso. «Certo che 50 milioni per una bambolina così sono veramente troppi.»

«Cosa hai detto?»

«Certo che 50 milioni»

«No, no: dopo. Cosa hai detto?»

«Ho detto: bambolina.»

«Ecco.»

Ci mettiamo d'accordo con Flavio Fratesi, del Fan Club.

La bambola gonfiabile la compra lui, gli costa 20.000 lire . Rossi vince. E fa un giro d'onore caricandosi in sella la bambola (...) Sulla schiena, la scritta: Claudia Skiffer. Max rosica. Lo scherzo si trasforma in un trionfo mediatico.

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