Fidarsi o non fidarsi? Questo è il problema. L'insostenibile leggerezza dei portieri del campionato spinge alla radiografia, forse un po' esasperata, delle prime tre giornate. Ci siamo liberati di Buffon, penserà qualcuno. Ma è tutta da vedere se si tratti di liberazione o di privazione fin a sentirne la mancanza. Reina sta a guardare sulla panca del Milan, mentre Ospina comincia a raccogliere palloni con il pallottoliere: 5 in due partite, non proprio un gradevole souvenir. Donnarumma ha incrinato la credibilità, non tanto solida fin dall'anno scorso, con un bel paio di svarioni. Ma la maglia della nazionale pare gli abbia restituito mani concrete. Handanovic ha fatto soffrire i tifosi dell'Inter, come sempre nonostante le apparenze, più di sempre perché stavolta le svirgolate sono state evidenti. Poi ciascun a modo suo (parate decisive) ha messo rimedio in tempi più o meno lunghi.
Si dirà che i portieri, come attaccanti e difensori, devono prendere le misure del giocar di squadra, mettere a punto l'intesa con i difensori, studiare un po', prima di rassicurare tutti. Le vie del pallone sono infinite, dunque credere e sperare costa niente. Ma mettiamoci nei panni di tifosi e compagni di squadra: la Juve ha scelto Szczesny per sostituire Buffon. Dietro di lui sbuffa e soffia Perin, che sente nelle mani il vento dell'avvenire. Il polacco, l'anno passato, pareva un degno erede del portierone. Da quest'estate, a partire dai mondiali, sembra invece diventato il fratellone smarrito dell'alter ego di SuperGigi. E sarà un caso se anche l'apparato difensivo bianconero non sembra così imperforabile? Tre reti subite in tre partite significano niente, ma è il modo che rende il tutto inquietante.
Un portiere bravo ed esperto dirige la retroguardia, accompagna con la voce anche i giocatori più affidabili. Buffon era più di un portiere. E Pepe Reina doveva lavorar con ugual bravura stando dietro ai compagni del Napoli. Oggi la difesa è una barchetta nella tempesta appena soffia un po' di vento. Le sbandate di Koulibaly e soci sono da mani nei capelli. David Ospina ha cercato riscatto con la nazionale colombiana, dopo aver subito l'elettroshock napoletano: veni, vidi e diventai un gruviera. Per il vero Ancelotti non deve dormir sonni tranquilli: ha tre portieri e forse non ne fanno uno di valore. Può mai una squadra, quale il Napoli, affidare le sorti di campionato e Champions ad un giovane come Meret? Poi si è messo di mezzo pure l'infortunio. Per ora si vedono i risultati del cambio di portiere, più che del cambio di panchina.
E non può sentirsi tranquilla nemmeno la Roma che ha sostituito il vero numero uno del campionato (Alisson) con un gigantone svedese, Robin Olsen, finito non solo nel mirino delle pagelle giornalistiche italiane ma pure in quelle della critica svedese. Come Szczesny, il portiere della Roma non regala mai la sensazione di una sicurezza assoluta e manda ogni volta i tifosi con il cuore in gola. Magari il tempo parlerà a loro favore, ma in questo momento le italiane che dovranno giocarsela in Europa non sono tranquillamente assistite dai portieri. Per vero dire non solo loro: Audero, il numero uno della Sampdoria, ha alternato buone parate a qualche incertezza, ma vale la giovane età. L'Atalanta potrebbe privilegiare Gollini su Berisha per ragioni di tranquillità.
Marchetti e Skorupski subiscono gli umori delle difese, prima ancora di perdere colpi per ragioni proprie. Poi c'è Sorrentino, portiere del Chievo, il più battuto della serie A (9 gol), eppure tutti ce lo stiamo ancora ricordando per l'intervento che ha tolto il gol a Cristiano Ronaldo. Una parata vale la credibilità.
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