Pallavolo, Bovolenta stroncato da un infarto mentre stava giocando

L’ex azzurro muore in campo a Macerata in serie B. Nel ’97 fu fermato per un’aritmia. Lascia quattro figli. Vinse un argento olimpico con Velasco

Pallavolo, Bovolenta  stroncato da un infarto  mentre stava giocando

Vigor Bovolenta è andato in battuta per l'ultima volta sabato sera, a Macerata. A 37 anni giocava per Forlì, ma in serie B2, sfidando la seconda squadra della Lube. Nel terzo set getta la palla oltre la rete, si tocca il fianco sinistro, vicino al cuore, e si accascia: «Mi gira la testa, aiutatemi. Cado». Lo soccorrono i sanitari a bordo campo, trasportandolo in condizioni disperate all'ospedale di Macerata, inutili i tentativi di rianimarlo, restano attoniti i compagni e l'allenatore Stefano Mascetti, giocatori, dirigenti e pubblico marchigiano.

Abitava a Ravenna con la moglie Federica Lisi, 35 anni, bionda ex palleggiatrice azzurra, e i quattro figli: Alessandro, 8 anni, Arianna (4), Aurora e Angelica, gemelle nate un anno fa. Il mondo del volley non abbandonerà la famiglia dell'ex centrale azzurro dalle grandi doti umane, mostrate anche negli ultimi mesi, rimanendo accanto a Giacomo Sintini, il palleggiatore che la scorsa estate si ammalò di linfoma.
«Avevamo giocato insieme per due anni, a fine millennio - racconta - e poi un anno fa in A1, a Forlì. Ero tornato dalla Russia, siamo retrocessi, poi Vigor mi ha aiutato tanto». Ora Sintini sta meglio, magari tornerà a giocare, mentre non c'è più quel ragazzone di 2 metri e 02, che sotto rete spaventava gli avversari anche con il pizzetto. L'ex nazionale Andrea Giani ricorda così il primo incontro: «Durante il riscaldamento, a 17 anni, mi attaccò in testa, facendomi arrabbiare molto. Ha sempre portato tantissimi punti. Come atleti siamo sempre molto controllati, però possono verificarsi piccole disfunzioni impercettibili. Casi rarissimi, ma ci sono».
In passato Bovo aveva accusato un guaio proprio al cuore, aritmie che nel '97-98, a Ferrara, lo costrinsero a tre mesi e mezzo di stop. «Un problema mai più emerso», assicurano i dirigenti romagnoli. Sino all'irreparabile dell’altra sera. «Aveva superato tutte le visite previste, ottenendo il certificato di idoneità». Negli ultimi dieci giorni neanche aveva forzato gli allenamenti, per un dolore al ginocchio.
La sorella Ambra e la moglie hanno lasciato ieri mattina Macerata, rientrando a casa per restare a fianco dei quattro bimbi. «La preoccupazione della mamma è per loro», conferma Albino Massaccesi, vicepresidente della Lube. La direzione sanitaria dell'ospedale marchigiano ha disposto l'autopsia, rimandata a domattina, nessuno intanto può avvicinarsi alla salma, sarà aperto un fascicolo di indagine. Aritmia e infarto sono le cause di morte più probabili.
Vigor vinse parecchio, partendo da Porto Viro, in provincia di Rovigo. Esordì nel '90 con il Messaggero Ravenna, a 16 anni, conquistando lo scudetto, tre coppe dei Campioni, la coppa Italia, una Cev e due Supercoppe europee. Poi Ferrara, Roma, Palermo, Modena - dove vinse l'ultimo tricolore, 2001-02 -, Piacenza, Perugia e Forlì. Qui aveva aderito al progetto del patron Gavelli, ripartendo dalla B2, per essere vicino alla famiglia. Giocava ancora e si occupava di marketing, binomio singolare, per una squadra seconda in classifica, a un punto dalla vetta. In Nazionale debuttò nel '95 con Julio Velasco, 206 partite con l'argento olimpico di Atlanta, anche se da riserva, poi vari titoli e medaglie. In ogni formazione dove ha militato, ha lasciato un segno. «Un ragazzo positivo e di grande generosità», lo ricorda la Pallavolo Modena. «Era un punto di riferimento per i giovani e le associazioni - aggiunge il sindaco di Forlì, Roberto Balzani -, esempio quotidiano di serietà e impegno». «Persona cordiale e sincera», sottolinea il primo cittadino di Piacenza, Roberto Reggi, dove Bovolenta fu protagonista per 5 anni. «Un esempio per rappresentare la nostra gioventù - si accoda il presidente federale Carlo Magri -, in campo era generoso e combattivo». Il cordoglio del mondo pallavolistico viaggia pure su facebook. Lui in una lettera aperta ricordava il suo inizio: «A 15 anni, allontanandomi da papà Gino e mamma Luciana. Dedico la carriera a mio fratello Antonio, che mi guarda da lassù».

Il 10 ottobre del '90, il fratello maggiore fu stroncato da leucemia all'ospedale San Martino di Genova. Nonostante la disponibilità di molti donatori di midollo, il trapianto fu impossibile. Ora se n'è andato anche lui.

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