Sport

Il pallone che va a rotoli "spegne" il razzismo in nome dello spettacolo

Lega calcio, l'audio rubato: "Chiusi i microfoni". L'ad De Siervo spiega: "Evitiamo emulazioni"

Il pallone che va a rotoli "spegne" il razzismo in nome dello spettacolo

C'è aria di tempesta, si susseguono colpi bassi e lotte intestine. Un nuovo fulmine si è abbattuto sulla Lega di Serie A, in piena sommossa da alcune settimane. Prima le dimissioni dell'ex presidente Gaetano Micciché, per l'istruttoria della Figc su presunte irregolarità legate alla sua nomina, poi la fumata nera delle elezioni con l'avvento del commissario Mario Cicala. E infine ieri, quando in mattinata è deflagrato l'audio rubato all'amministratore delegato Luigi De Siervo, pubblicato da Repubblica e in cui l'a.d. sul problema del razzismo negli stadi italiani replica così a Paolo Scaroni, presidente del Milan: «Ti faccio una confessione, non la mettiamo a verbale. Ho chiesto ai nostri registi di spegnere i microfoni verso la curva». Il tono è concitato, De Siervo insiste: «In tv non lo sentirete, io ho chiesto di spegnere quei microfoni». Le frasi sono estrapolate, il resto della discussione non è dato saperlo, ma l'intento è piuttosto chiaro. Togliere il microfono direzionale ai violenti e ai razzisti, mandare in diretta solo lo spettacolo, a costo di nascondere la polvere dei buu e degli insulti sotto al tappeto. Come se bastasse per guarire la piaga. L'audio sotto accusa risale al consiglio di Lega del 23 settembre, non certo un periodo qualsiasi, bensì settimane macchiate dagli insulti e dagli ululati negli stadi: il giorno prima Dalbert era stato preso di mira in Atalanta-Fiorentina, una settimana prima era toccato a Kessie in Verona-Milan e a inizio settembre c'era stato il caso Lukaku a Cagliari. Un'escalation preoccupante, che un mese fa ha toccato l'apice con il pallone scagliato in curva da Balotelli durante Verona-Brescia.

La procura federale, dopo aver richiesto l'audio incriminato, aprirà un procedimento sulla vicenda mentre De Siervo ha preannunciato querele e ieri pomeriggio in tutta fretta ha organizzato una conferenza stampa: «Non fatemi passare per quello che silenzia, io andrei a prendere i razzisti uno a uno - ha affermato - quel giorno parlavamo di come le riprese tv possono raccontare al meglio la bellezza del calcio. L'audio era già stato mandato due volte al presidente Gravina, qualcuno all'interno di quella stanza ha fatto il passo più lungo della gamba». La vicenda finisce per oscurare tutte le iniziative promosse dalla stessa Lega Serie A, per ultima quella dello scorso weekend con la lettera aperta dei club «per fare di più, tutti insieme, contro il razzismo».

Una guerra piena di imboscate, figlia anche di un fratricidio sotterraneo ai piani alti, che non convince nemmeno il presidente dell'Assocalciatori Damiano Tommasi, raggiunto da Il Giornale: «L'audio spunta dopo oltre due mesi e peraltro in fase di commissariamento. Direi che in Lega c'è qualcosa che non va. In ogni caso il problema resta, quei venti, cinquanta, cento continuano a mettere il nostro calcio in cattiva luce e ancora non sento parlare di soluzioni. Non dargli visibilità va bene, ma perché farli entrare nei nostri stadi? Servono idee chiare e lotta comune».

Nel frattempo le gaffe non mancano, Optì Pobà era solo un pioniere.

Commenti