Stavolta non basta l'effetto San Paolo (in 55mila a spingere la truppa azzurra) nè quello Benitez, tecnico dalla mentalità europea ed esperto di Coppa. La serata di Fuorigrotta ha il sapore amaro di una rimonta nelle corde del Napoli e per oltre un'ora diventata più che una semplice speranza, ma che alla fine resta sulla carta, vanificata dall'uno-due micidiale siglato da Ghilas (devastante il suo impatto sulla partita) e dall'ex interista Quaresma. I partenopei dominano, trovano con Pandev il gol che pareggia quello di Jackson Martinez dell'andata, tengono a lungo in mano il match anche dal punto di vista dei nervi, fanno dodici tiri in porta ma cadono sulle due uniche azioni concesse ed evitano l'immeritata sconfitta nel recupero con il gol di Zapata. La squadra partenopea può rammaricarsi per un primo tempo in cui ha creato un'infinità di palle gol, trovando la strada della rete solo in un'occasione, un po' per la poca precisione e un po' per la bravura di Fabiano, che sostituisce bene l'infortunato Helton. Alla fine, purtroppo, farà la differenza anche l'orribile prima frazione giocata sette giorni prima al Dragao. Un atteggiamento meno compassato e più intraprendente in Portogallo avrebbe forse scritto una storia diversa e l'avventura europea del Napoli sarebbe potuta continuare.
Benitez sorprende tutti, cambiando la metà degli interpreti del super attacco: fuori Callejon e l'Hamsik opaco delle ultime settimane, dentro Pandev e Mertens. Il motto che il tecnico spagnolo ama ripetere («senza fretta e senza pausa») è in pratica il testo del copione che il Napoli scrive sin dall'inizio. Squadra all'attacco per non concedere tregua al Porto decimato in difesa dalle pesanti assenze del portiere Helton (un leader anche nello spogliatoio lusitano) e del centrale Maicon. Approccio super dei partenopei con azioni in sequenza e portoghesi in continuo affanno sui tenori azzurri. Da manuale quella che pareggia i conti rispetto alla sfida del Dragao: Higuain, servito in profondità, si traveste da uomo assist evitando l'intervento di Mangala e trova l'inserimento centrale di Pandev. Il macedone ripaga la fiducia concessa tornando al gol in Europa dopo 3 anni: il 15 marzo 2011 la sua rete sui titoli di coda siglò il sorpasso dell'Inter in casa del Bayern.
È un Napoli quasi perfetto, tanto che l'1-0 maturato prima dell'intervallo sta stretto alla truppa di Benitez. I Dragoes non trovano spazi nel reparto offensivo e soffrono con una difesa improvvisata, salvati in più di una circostanza da Fabiano. Fernando, playmaker e punto di partenza delle manovre del Porto, viene a lungo «ingabbiato» da Behrami, mentre il temibile tridente viene di fatto «narcotizzato» dai difensori di casa. Ma quando Higuain non trova, quasi a inizio ripresa, il 2-0, strane nubi si addensano nella notte napoletana. Il colpo di testa concesso in area a Carlos Eduardo è un pericoloso campanello di allarme, Insigne spreca una buona occasione e dopo che Mertens manca la rete del ko pescando un sinistro che quasi sorprende Fabiano, Ghilas gela il San Paolo, bruciando Albiol e infilando nell'angolino basso alla sinistra di Reina. La squadra di Benitez fatica a rialzarsi e il ritrovato Quaresma (8° gol in 16 partite) fa il bis con un numero che rievoca le sue celebri «trivelle». Tardivi e inutili gli ingressi di Callejon e Hamsik, la rete di Zapata al 91' evita il capitombolo interno e serve a far uscire dal campo il Napoli tra gli applausi.
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