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Paola, stavolta non è questione di pelle, ma di stress

Se fosse bianca e si chiamasse Paola Egoni, oggi si sentirebbe meglio? Difficile rispondere. Ma si potrebbe azzardare un forse no.

Paola, stavolta non è questione di pelle,  ma di  stress

Se fosse bianca e si chiamasse Paola Egoni, oggi si sentirebbe meglio? Difficile rispondere. Ma si potrebbe azzardare un forse no. L'ultimo drammone sportivo dell'italico Paese ci riporta a questa straordinaria

ragazza, campionessa sotto rete che, come tutti i numero uno, vive di momenti top e momenti flop. Ieri era in momento flop. L'oro mondiale, sfumato dopo una non memorabile semifinale, aveva sollevato il polverone dei retroscena. Difficile, a 24 anni, sopportare

sempre tutto e tutti. Soprattutto se senti il peso di essere leader, se devi sempre comportarti come tale: in campo e fuori. Ed anche nello spogliatoio. E lei è partita prendendosela con quelli che le chiedono ancora se è italiana. Portando al facile pensare: qui razzismo ci cova. Che poi è un'abitudine di noi, in quanto Paese, accoglienti e generosi ma nessuno vorrebbe avere la pelle nera, al contrario di quel che cantava il francese Nino Ferrer. Francese appunto. Siamo italiani, ma se deve scappare l'insultino punta sempre sul colore. Un po' come gridare cornuto all'arbitro o puttana ad una donna. Difetti costituzionali. Eppure stavolta Paola

non è stata convincente. Sicura che partire dal colore della pelle fosse proprio la bruciatura (sulla pelle) che ieri scottava di più. Lo sfogo pareva quello di una ragazza stressata, stanca, delusa dal risultato e dal dover subire e sopportare colpe sue e di altri. Un momento di depressione, tanto che dopo aver detto: «Ho chiuso con la nazionale», ha provveduto ad allungare un «Per ora». Facile pensare che problemi interni allo spogliatoio talvolta prendano dimensioni più ampie con lo scoramento, le sconfitte sembrino voragini, e il primo appiglio per ribellarsi sia quello di prendersela con i miserabili dal razzismo facile. Probabilmente

Paola ha ragione: necessita di riposo, staccarsi un po' dall'Italia non come Paese natio ma come nazione da salvaguardare giocando a pallavolo.

Che ogni tanto ci pensino gli altri.

E chissà che il mondo non le sembri più azzurro.

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