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Paredes, Di Maria e Pogba: colpi a vuoto. E Allegri è all'ultima spiaggia del ritiro

Le frasi del tecnico evidenziano la frattura tra lui e i giocatori

Paredes, Di Maria e Pogba: colpi a vuoto. E Allegri è all'ultima spiaggia del ritiro

Nello stadio della squadra numero 111 del ranking Uefa, a due passi dal mare israeliano, la Juventus ha toccato il fondo. O forse no: per quello, come si sa, c'è sempre tempo. Fatto sta che nulla ha funzionato e che, una volta di più, contro il Maccabi Haifa sono venuti al pettine tutti i nodi di un gruppo mal assemblato, oltre che probabilmente male allenato e con la testa da un'altra parte. Perché, al di là delle dichiarazioni di facciata, la Signora di oggi è una creatura indubbiamente senza capo né coda in campo, ma pure senz'anima: ce l'avesse, qualcosa in più avrebbe combinato. Al contrario, la stessa motivazione del ritiro iniziato questa mattina fino al derby di sabato contro il Toro («vediamo chi vuole cambiare atteggiamento», le parole di Allegri dopo che a San Siro aveva detto: «Cambieremo con le buone o con le cattive») fa capire come non tutto il gruppo sia sintonizzato sulla stessa lunghezza d'onda. Al netto dell'infortunio patito a metà primo tempo, per esempio, Di Maria non è mai parso pronto a gettarsi nel fuoco per la Juve né tanto meno per il tecnico livornese, con cui il feeling non è mai scattato. Ci sarebbe insomma o meglio, c'è da mettere in discussione l'intero mercato bianconero: privo di fantasia e probabilmente anche di competenza. Se non è un peccato per nessuno non avere infiniti soldi a disposizione pur se fa strano dirlo a proposito di una società così ricca lo è invece averli sperperati in operazioni ad alto rischio: per quanto arrivato a parametro zero, aveva senso investire quasi 8 milioni di euro per lo stipendio del Fideo (34 anni compiuti) in un'operazione con orizzonte temporale di una sola stagione, per di più con il Mondiale di mezzo? Lo stesso Mondiale per arrivare al quale Pogba, che nelle ultime tre stagioni in Premier era stato costretto a saltare 71 partite a causa di infortuni che lo avevano tenuto lontano dal campo per 431 giorni, ha in sostanza sacrificato il proprio ginocchio non volendosi fare operare nel pieno dell'estate. Come minimo, si è trattato di rischi mal calcolati. Cui vanno aggiunte operazioni scombiccherate e ripetute negli anni: McKennie (by Paratici) pagato 30 milioni è stata una follia, così come Paredes è stato inseguito per mesi valutandolo infine 25 milioni mal contati, salvo poi prendere atto che le sue caratteristiche difensive non sono forse quelle di cui la squadra aveva bisogno. E sono certamente stati un'esagerazione i 50 milioni spesi per Bremer, cui è stato incredibilmente preferito Rugani nel match che valeva la sopravvivenza europea. Idee poche e confuse, ecco: come Locatelli, portato su un palmo di mano la scorsa stagione e quasi sopportato in questa. Mentre il Napoli, tanto per citare la capolista del campionato, non si è certo svenato per arrivare nel corso dei mesi a Lobotka (20 milioni), Anguissa (15) e Kvaratskhelia (10).

Non sta né in cielo né in terra, questa Juve. Non sta, semplicemente.

Risultando anzi indebolita rispetto all'anno scorso: quando due come De Ligt e Chiellini tenevano su (a tratti) la baracca. Quando Cuadrado e Alex Sandro erano meno dannosi di adesso. Quando Vlahovic aveva entusiasmo e Dybala accarezzava il pallone.

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