Stasera sarà un derby da benedire solo per una parte di Milano. Perché, al culmine della sfida di coppa Italia, avrà cancellato affanni, sospetti, veleni e ritardi da un fronte e scaraventato il rivale in fondo al tunnel condannandolo a un fine anno angoscioso. È il destino di Milano calcistica condannata a vivere stagioni capovolte: estate da sogno per i milanisti e autunno da incubo, calcio-mercato da depressi per gli interisti e cavalcata da Champions nei mesi successivi. Forse ha ragione Rino Gattuso nel paragonare questo derby addirittura a una finale mondiale. È proprio così: vale molto di più del suo risultato. E in qualche risvolto psicologico somiglia a quella semifinale di Champions del 2003 che vide Cuper e Ancelotti, i due tecnici, scorticati vivi dalle tensioni.
Il Milan, nonostante la lettera d'incoraggiamento del suo presidente, è un vero mistero calcistico per il suo stesso tecnico. «Pensavo di impiegare meno tempo a risolvere i problemi», è la candida confessione di chi, come i suoi predecessori, ha dall'esterno una visione completamente diversa dei guai, degli errori e dei deficit che vivono dentro il recinto di Milanello. Perciò ogni terapia utilizzata (più corsa, più elettricità, più intensità) ha fatto cilecca. Torneranno Romagnoli e Suso che, ciascuno dal proprio ruolo, potranno dare un contributo alla causa.
Spalletti è rimasto senza D'Ambrosio e Miranda: la sua indiscutibile abilità sarà misurata dalla capacità di ridare a quel reparto la sicurezza delle settimane precedenti. L'Inter è andata in difficoltà appena ha preso un po' di vento in faccia a dimostrazione che per scalare la cima della montagna ci vuol ben altra attrezzatura.
E il mercato di gennaio è arrivato giusto in tempo per correggere disfunzioni e ricambi modesti, noti dall'inizio della stagione. Scollinare il derby può ridare slancio alla sua corsa sciolta e promettente, oppure riportare indietro le lancette interiste.
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