Sa anche soffrire il Milan sbarazzino di questi tempi. In dieci per quasi mezz'ora finale tiene stretto in pugno il successo maturato in precedenza grazie a un paio di chicche dei suoi attaccanti, uno più ispirato dell'altro, Pazzini e Balotelli, tanto per cambiare. Sa soffrire il Milan, stringendo i denti, e resiste fiero nella sua metà campo grazie anche a una striscia di parate, proprio come ai vecchi tempi, di Abbiati, il portiere tornato allo smalto delle stagioni migliori. Da sculacciare Constant, che lascia i suoi in inferiorità numerica a metà della ripresa per una discutibilissima reazione, da applaudire quel portiere paratutto e il cinismo di Balotelli oltre che l'eroismo di Pazzini, ferito da un calcione di Portanova ma autore del primo gol prima di lasciare Marassi e farsi curare. Rischia grosso per martedì prossimo al Camp Nou: a quel punto Niang o Robinho devono inventarsi centravanti. Sa anche soffrire il Milan che resta da solo assiso al terzo posto in un passaggio delicato, forse fondamentale, per il suo futuro. Il Genoa resta a mani vuote e ha qualche lamento da presentare all'arbitro Damato, più riferito a un paio di episodi del primo tempo. Eccessive le tensioni, gli interventi fuorilegge: il fischietto non è riuscito a dominare la sfida.
Troppi calci e pochissimo calcio. Ne risulta, già all'intervallo, uno spettacolo di discutibile appeal con un bilancio dolce-amaro per il Milan che si ritrova davanti di un gol ma con un Pazzini colpito duro, alle spalle, da Portanova e perciò costretto a uscire a metà frazione. Non prima però d'aver regalato una prodezza balistica che incastona la sua gemma dentro una collana di latta. La sua randellata di destro, a seguito di un rimpallo fortuito, da centravanti zoppo, è forte e angolatissima: la scena conclusiva risulta infine una di quelle d'antan che rievocano il calcio eroico d'altri tempi. Balotelli, appena entrato al suo posto, viene centrato allo stinco già dolorante: sembra quasi fatto apposta per ridurlo alla ragione o ridimensionarne l'azione. Damato, l'arbitro, finisce presto nelle curve perché incapace di spegnere i focolai di gioco duro (interventi da cartellino di Bertolacci su Muntari e Granqvist su Mario) e di decifrare alla perfezione un paio di interventi di Niang in area di rigore rossonera: una prima volta il francesino spintona in modo scomposto Granqvist, una seconda, in ripiegamento, oppone petto e braccio al colpo di testa di Borriello. In nessuna delle due circostanze, il fischietto pugliese raccoglie il contributo dell'arbitro di porta, Banti, che è meglio posizionato. Più facile scorgere la spinta che giurare sul mani di Niang, visto che il pallone colpisce anche il petto.
Nonostante la presenza di ben 4 terzini (Cassani, Antonelli, Bovo e Vargas) nello schieramento di Ballardini, il Genoa tira fuori gli artigli e comincia a schiacciare il Milan nella sua metà camp, costretto al secondo cambio all'alba del secondo tempo (fuori Mexes dentro Yepes). È il centrocampo rossonero a patire i tormenti maggiori. Bovo (su punizione) centra il palo lontano di Abbiati prima di diventare protagonista del secondo episodio-chiave della sfida: stende infatti da dietro Constant che reagisce in modo scellerato (secondo giallo ed espulsione).
Il Milan resta così in dieci a metà della ripresa mentre Allegri e i suoi vorrebbero strangolare l'ex genoano che sembra punto dalla tarantola: per un paio di minuti inscena una reazione isterica. A quel punto i rossoneri sono davanti di due gol perché nel frattempo Balotelli, ricevuta una palletta qualunque da Zapata, la trasforma in un siluro che affonda Frey con parabola arcuata, da bomber di razza.
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